Visto che le elezioni si avvicinano, mettiamo qualche numero nel motorino del dibattito, che va avanti piano se non addirittura pianissimo.
Primo dato: oltre un terzo degli aventi diritto al voto sono arrivati a Milano negli ultimi 10 anni. Quindi, la destra al potere non l’hanno vista mai. E Gabriele Albertini non l’hanno mai visto governare. Quindi per almeno un terzo degli aventi diritto al voto le uniche esperienze provate sono state quelle di Giuliano Pisapia e Beppe Sala.
Secondo dato: più o meno il 70 per cento dei votanti (non degli aventi diritto, ma di quelli che poi alle urne ci vanno davvero), stanno dentro la cerchia della 90/91. Ovvero tra il centro e il semicentro. La zona 1 non conta? Forse no, ma quello che c’è appena fuori elegge il sindaco di Milano. Quello che sta molto fuori, è molto al di fuori delle dinamiche politiche.
Piccola riflessione: una volta era una missione andare a recuperare quei voti per dare rappresentanza a quel popolo, il popolo degli ultimi. Oggi è solo un calcolo.
Terzo dato: al primo turno, cinque anni fa, hanno votato Beppe Sala 224mila persone, al secondo turno hanno votato Beppe Sala 264mila persone. Il totale del corpo elettorale è un milione di persone. L’affluenza è stata del 51 per cento al ballottaggio e del 54,7 per cento al primo turno.
Conclusione: si vince se si arriva a quota 250mila voti.
Quarto dato: cinque anni fa il Partito Democratico ha ottenuto 146mila voti con una percentuale del 28 per cento. Oggi i sondaggi dicono che si attesta sulla stessa cifra. Sarà la performance del Partito Democratico a decretare se Beppe Sala sarà sindaco un’altra volta oppure no, questo è certo. Quinto dato: occhio ai sondaggi. Vanno a testare il corpus elettorale nella sua interezza, peccato che però uno su due non voti. Non è una distorsione da poco.
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