“A 29 anni di distanza, la strage di Capaci resta una ferita incancellabile”. Lo ha detto il presidente del Consiglio regionale Alessandro Fermi, in occasione della cerimonia di commemorazione tenutasi questa mattina a Palazzo Pirelli dell’attentato del 23 maggio del 1992, durante il quale persero la vita il giudice Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo e gli agenti della scorta Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro.
“Le mafie – ha sottolineato Fermi – potranno essere sconfitte solo se saremo in grado di sollecitare e promuovere un generale rinnovamento etico e solo se combatteremo con convinzione ogni forma di illegalità non solo attraverso l’azione delle istituzioni, ma anche grazie a un quotidiano e diffuso impegno civile. Onorare al meglio la memoria di Giovanni Falcone significa conservare con cura il patrimonio morale che ci ha consegnato con il proprio sacrificio, con il suo senso del dovere e con lo stile antiretorico che lo caratterizzava, espressione dell’Italia migliore. Il suo coraggio che ha reso la sua figura una fonte di ispirazione e un modello di vita per tante donne e uomini che hanno deciso, sul suo esempio, di mettersi al servizio della collettività per contrastare il fenomeno mafioso”.
A coordinare i lavori nell’Aula consiliare di Palazzo Pirelli e in streaming sul sito del Consiglio e sul profilo FB, è stata la presidente della Commissione speciale Antimafia Monica Forte: “Per fare veramente memoria, il nostro Paese deve dire la verità. Deve essere un Paese dove i magistrati antimafia si proteggono, dove la memoria non sia solo un esercizio retorico e la lotta alla criminalità organizzata diventi uno dei punti fondamentali di ogni programma politico. Guai a chi inquina la memoria, insinua dubbi o dopo 29 anni etichetta il sangue, la vita e i sogni come fatto storico lontano accaduto in un’epoca diversa. Falcone morì per un Paese migliore e non per una targa o una piazza intitolata. Occorre fare e ogni giorno ricordare, facendo, così che la memoria sia sempre l’inizio dal quale ripartire. Ricordare significa conoscenza e consapevolezza dei fatti”.
Durante la commemorazione sono intervenuti Sara Ombra della DDA di Milano che ha sottolineato la necessità di non abbassare la guardia e da remoto Gian Carlo Caselli, Presidente onorario dell’Associazione Libera, che ha ripercorso quegli anni, quelli precedenti alla strage e quelli immediatamente successivi quando fu chiamato a guidare la Procura di Palermo.
Fermi, richiamandosi alla relazione semestrale 2020 della Direzione Distrettuale Antimafia, ha ricordato come purtroppo in Lombardia e in tutto il nord Italia le mafie continuano a insinuarsi nel tessuto sociale e nei punti vitali dell’economia, muovendo ricchezze significative, e come l’emergenza della pandemia non abbia fermato le infiltrazioni negli ambiti della sanificazione ambientale e nella produzione dei dispositivi di protezione.
Alla cerimonia erano presenti diverse autorità: il Questore di Milano Giuseppe Petronzi, il Vice Prefetto Cecilia Nardelli, i Comandanti regionali e provinciali della Guardia di Finanza Stefano Screpanti e Stefano Cosimo De Braco, e dei Carabinieri Andrea Taurelli Salimbeni e Iacopo Mannucci Benincasa, il Maggiore Gianvincenzo Giovanni del Comando regionale Carabinieri Forestali, il Colonnello Piergiorgio Samaja direttore della DIA e Roberto Bellasio dell’Agenzia nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata.
La giornata di oggi avrebbe dovuto ospitare anche un workshop di approfondimento sui beni confiscati, che è stato rinviato per la concomitanza nella Basilica milanese di Sant’Ambrogio dei funerali di Emilia Cestelli, moglie del professor Nando dalla Chiesa, a cui i Presidenti del Consiglio Fermi e della Commissione Antimafia Forte hanno espresso il cordoglio e la vicinanza dell’istituzione regionale.