È strana la vicenda di Berlusconi. Da tremendo e orrido orco, per chi ha una certa memoria la lettera di Veronica Lario in cui lo si definiva drago a cui venivano offerte le vergini, a padre della patria. Oggi delle sue scappatelle non parla più nessuno. Emerge e affiora quel che manca nella politica contemporanea, e che Berlusconi – come ogni istrionico interprete delle italiche cose – è riuscito a seppellire in un cumulo incredibile di vizi, vizietti, idiosincrasie, capricci. Per vent’anni il mondo giornalistico di cui faccio parte ha attaccato a testa bassa. Sull’ex Cavaliere, giacché pure quel titolo gli fu levato, hanno marciato a tappe forzate generazioni di cronisti, migliaia di documenti secretati sono stati diffusi, di interrogatori, di indiscrezioni. Ci sono state le condanne, ovviamente. E visto che rispetto la legge, rispetto le condanne. Ci sono stati gli eccessi. Tutta la panna del latte, la parte grassa, quella che fa male, adesso è stata estratta. Un ultimo appuntamento tra qualche giorno, per il Ruby Ter. Che poi, anche Ruby, era il 2010. Oggi ha 29 anni, Ruby. Pare che viva in Messico, che si sia sposata due volte. Nessuno l’ha più vista. Ma il processo è ancora qui, in mezzo a noi. Amen. E Berlusconi? Berlusconi riesce a sorprendere ancora. Già in via di santificazione, ancora in vita. Già sull’abbrivio dello statista. Vien da chiedersi se per vent’anni abbiamo sbagliato tutto. O se perché il panorama attuale è talmente desolante da far rimpiangere i vecchi tempi andati.