Il Primo Maggio sia quest’anno “la promessa di una pagina nuova per il lavoro e i lavoratori” incentrata sulla “fiducia nella intraprendenza ed efficienza del nostro territorio”, la “solidarietà tra i lavoratori”, “l’alleanza” tra le istituzioni, il mondo del credito e dell’impresa, il “buon vicinato”, la “carità” e la “preghiera”. Lo chiede l’Arcivescovo di Milano, mons. Mario Delpini, nella lettera che ha scritto per la festa dei lavoratori ai tempi del Covid, nella quale in particolare li invita ad essere non uniti contro qualcuno ma “uniti per”; esorta la finanza a “condividere un’idea di responsabilità sociale per cui i soldi non servono per fare soldi ma per favorire intraprendenza operosa e promettente” e le istituzioni a esercitare il loro ruolo con “meno burocrazia e più lungimiranza”.
La lettera sarà consegnata personalmente da Delpini tra martedì 27 e mercoledì 28 aprile ai lavoratori di 5 imprese del territorio in una sorta di pellegrinaggio nel mondo produttivo che lo stesso Arcivescovo, in un momento così difficile segnato dalle “troppe incertezze, toppe tensioni, troppi problemi complicati”, vuole porre sotto la protezione di Maria, all’inizio del mese mariano, e di san Giuseppe, il patrono degli artigiani e dei lavoratori al quale papa Francesco ha voluto dedicare l’intero anno e a cui lo stesso Delpini ha intitolato il Fondo diocesano che aiuta chi ha perso il lavoro durante la pandemia. Fiducia, solidarietà, alleanza, buon vicinato, carità, preghiera: sono le sei parole chiave che l’Arcivescovo immagina di scrivere nella nuova pagina che propone ai lavoratori. Delpini invita ad avere “fiducia” nella “provvidenza di Dio” e nella “stima di noi stessi, senza presunzione”, nelle “risorse di intraprendenza ed efficienza del nostro territorio”.
Ricorda ai lavoratori il valore della solidarietà e sottolinea che la sensibilità maturata in questa tragedia impegna a non essere uniti solo per categorie a difendere posizioni, ma uniti per difendere tutti: uomini e donne, occupati e disoccupati, giovani e adulti, garantiti e non garantiti, italiani e non italiani. Nessuno deve rimanere escluso. Nessuno si salva da solo”. Sollecita le istituzioni a “recuperare credibilità” con “meno burocrazia e più lungimiranza”.
Invita “ogni persona, ogni famiglia” ad esercitare l’arte del “buon vicinato” che consiste nel “prendersi cura, con il gesto minimo che giunge anche là dove le istituzioni non sanno, non possono giungere”.
Assicura che per tamponare un’emergenza, per attraversare un momento di coincidenze avverse, le comunità cristiane e le tante realtà ecclesiali sono pronte e disponibili a fornire il proprio contributo” e cita a titolo di esempio il Fondo san Giuseppe.
Infine Delpini avverte che “possiamo fare molto con la grazia di Dio e chiede di pregare per chi sul lavoro ha trovato la morte e per la “conversione di coloro che si arricchiscono impoverendo gli altri”.
Il pellegrinaggio dell’Arcivescovo nel mondo del lavoro inizierà martedì 27 aprile. Alle ore 14.30 Delpini sarà alla Interlem di Sesto San Giovanni (via Milanese, 20). Da qui l’Arcivescovo raggiungerà alle 15.20 la Cleaf a Lissone (via Bottego, 15), poi alle 16.30 l’Ospedale civile di Legnano (Via Giovanni Paolo II), quindi alle 17.15 l’aeroporto di Malpensa (terminal 1). Il giorno successivo, mercoledì 28, alle 14.15 sarà all’Officina Generale ATM (Via Teodosio, 89, Milano). In ogni tappa mons. Delpini si raccoglierà con i lavoratori in un momento di preghiera.
Primo Maggio, Delpini scrive ai lavoratori
Il Primo Maggio sia quest’anno "la promessa di una pagina nuova per il lavoro e i lavoratori". Lo chiede l’Arcivescovo di Milano, Mario Delpini, nella lettera che ha scritto per la festa dei lavoratori ai tempi del Covid,