Alberto Veronesi, direttore d’orchestra, già candidato alle scorse elezioni a Milano con la lista a sostegno di Sala e ora impegnato con il progetto civico “Lavoriamo per Milano con Sala”, è sceso in piazza con un sit-in ‘in musica’ a fianco dei lavoratori dello spettacolo. Dopo il flash mob dello scorso 31 marzo in cui aveva diretto il Valzer dell’accelerazione’ di Strauss, eseguito da alcuni musicisti davanti a Palazzo Lombardia, per chiedere alla Regione “un cambio di passo” nella campagna vaccinale, la location questa volta è stata piazza della Scala, proprio davanti al teatro, dove Veronesi ha eseguito il finale del primo atto della Bohéme di Puccini suonando il pianoforte accompagnando le voci del tenore Vitaliy Kovalchuk e della soprano Marina Nachkebiya legati, simbolicamente, a una corda. “Abbiamo un Paese dove i dati Istat dicono che il 90% degli italiani non è mai andato ad un concerto, il 60% non ha mai letto un libro negli ultimi anni e abbiamo 100 mila precari della cultura che non hanno di che mangiare, vivere e pagare l’affitto – ha spiegato il maestro -. È necessario un reddito di continuità per questi precari perché possano diffondere la cultura. Ci sono due problemi da risolvere: l’ignoranza e la necessità di dare un sostegno continuativo, non di cittadinanza, ma per lavorare portando gli spettacoli anche nelle periferie per fare vivere i quartieri. In Italia gli over 75 sono in una situazione di totale digiuno culturale, il 45% di loro, di media ha l’astensione totale dalla cultura – ha continuato Veronesi -. È una emergenza quella culturale, emergenza che i precari della cultura invece di essere lasciati a margine potrebbero cercare di risolvere dando una scossa alla cultura italiana. Quella della Bohéme è la Parigi del 1830, da quella data, di fatto non è cambiato nulla rispetto alla situazione degli artisti e dei portatori della cultura. Noi rappresentiamo attraverso questa manifestazione il grido di dolore dei precari della cultura dello spettacolo e dell’arte ma anche il grido di dolore di un Italia che vive nell’indigenza non solo economica ma anche culturale”.
Molti passanti incuriositi dall’esibizione si sono fermati ed hanno applaudito il maestro.
“Stipendio ai precari per diffondere cultura”; “Più potere ai lavoratori nei teatri” e “Reddito di continuità per i 100mila ‘culturator’. Si leggeva su alcuni cartelli esposti dai lavoratori.
“Per quanto riguarda il teatro alla Scala penso che ci sia troppo poco potere ai lavoratori – ha rimarcato il maestro -, i lavoratori della Scala come tutti quelli dei teatri italiani devono avere un maggiore protagonismo in modo che possano prendere e condividere pienamente le decisione sulla direzione politica, economica ed artistica del teatro”.
Secondo Veronesi “le apertura del 26 aprile da un punto di vista prettamente clinico sono forse addirittura premature. Io penso che vadano vaccinati gli over 70 almeno con la prima dose e poi si debba aprire di più e tutta la filiera culturale”.
Rispetto alla situazione culturale italiana il maestro si è soffermato: “C’è stata una involuzione rispetto a 30-40 anni fa, non c’è più stata l’idea che la cultura è una bene della collettività. I lavoratori sono ridotti a puro soggetto passivo della cultura, quando invece potrebbero essere la parte attiva. La Costituzione dice che la cultura e l’educazione sono un bene, un diritto e che devono essere portati a tutte le persone. Purtroppo non è così – ha concluso il maestro -. Speriamo che ora si comincino a spezzare queste catene”. (MiaNews)