“Celebriamo l’alba del primo giorno, l’inizio del tempo nuovo»: così l’arcivescovo Mario Delpini ha aperto l’omelia della Veglia pasquale celebrata nel Duomo di Milano. “E noi, in questo tempo desolato per troppi morti, per troppo soffrire, professiamo non senza strazio la nostra speranza e innalziamo il nostro cantico tragico e grandioso, con lacrime e insieme con esultanza”. Durante la Veglia in Duomo hanno ricevuto i sacramenti dell’iniziazione cristiana due catecumeni (un terzo è stato bloccato in quarantena). «L’alba del primo giorno – ha proseguito mons. Delpini – ha questo di originale: c’è una gioia che abita la terra. La gioia, non per ingenua evasione ma per la promessa dell’invincibile speranza: la morte è stata vinta. Se è stata vinta la morte, quando vi deciderete a vincere la disperazione, la divisione, le diseguaglianze, come se ci fossero buone ragioni per essere nemici, mentre ci sono solo buone ragioni per essere fratelli e sorelle, fratelli tutti, tutti mortali, tutti chiamati a risorgere a vita nuova?». «Non diventano facili le cose difficili – ha concluso l’Arcivescovo -. Non sono scacciate per sempre la fame, la guerra, l’ingiustizia, dalla faccia della terra. Non sono state per sempre debellate le malattie e le epidemie. Eppure questo è l’inizio della nuova creazione perché un popolo nuovo percorre la terra».