Al netto di quanto viene deciso su Aria, e sul caos vaccini, occorrerebbe vivere le cose in modo un po’ più freddo. Iniziamo da Aria: che abbia sbagliato e stia sbagliando è cosa nota. Quel che è meno noto, anche se lo diciamo da tempo, è che Aria e dunque Lombardia Informatica (una delle due società che fondendosi l’hanno creata) non erano eccellenza neanche prima del Covid.
Problemi, roba da terzo mondo informatico, cose che qualunque fornitore con accredito a Regione Lombardia sa benissimo. Dunque, non è il Covid il problema di Aria, ma è Aria stessa il problema di Aria. Fin qui, la responsabilità è della maggioranza che regge la Regione, e non da oggi. E’ una responsabilità stratificata negli anni, che veniva mascherata dal fatto che la Lombardia, da tutti i punti di vista, andava bene. Polvere sotto il tappeto, si potrebbe dire. Fin qui, non c’è nulla da dire se non tre parole: scusa ai lombardi. C’è però qualcosa d’altro che dobbiamo dire sulle vaccinazioni. Il punto è semplice: quanti vaccini sono arrivati? Quanti ne sono stati fatti? Su questo ci vuole chiarezza: perché se uno non vaccina perché è un inetto, allora vuol dire che ci sono vaccini in giacenza che non vengono inoculati. Se invece non ci sono vaccini in giacenza, vuol dire che la campagna – pur con quello di cui sopra, ovvero l’incapacità completa del sistema di prenotazione – sta andando avanti. E allora è tutta narrazione e polemica politica.
fabio.massa@affaritaliani.it