“Oggi siamo nuovamente in piazza perché le risposte arrivate fino adesso non sono sufficienti per aprire le nostre attività e per pagare i nostri dipendenti”. Lo ha dichiarato Alfredo Zini, presidente di ‘Botteghe Storiche di Milano’ e proprietario del ristorante ‘Al Tronco’ in zona Isola, portavoce degli oltre cinquanta ristoratori che questa mattina si sono dati appuntamento in piazza Città di Lombardia, sede della Giunta Regionale, per chiedere sostegno economico a favore del settore colpito duramente dalla chiusure forzate determinate dalla pandemia di coronavirus. “Il punto è quello di salvaguardare la salute di tutti, e quindi siamo disponibili a fare degli altri sacrifici. – ha spiegato Zini – Vogliamo però capire cosa ci aspetta nelle prossime settimane: abbiamo sentito parlare di lockdown e stiamo sentendo parlare di un Decreto Sostegni ma non sappiamo come si potrà accedere e quali saranno le risorse messe in campo dal governo Draghi. Chiediamo chiarezza per poter fare il nostro lavoro. Non è solo il governo a doverci dare risposte ma tutte le istituzioni locali, a partire dalla Regione, a cui chiediamo una riforma della legge regionale sul commercio. Ai sindaci chiediamo una revisione dei tributi locali e ai prefetti maggior controllo sul territorio. Molto imprese infatti verranno messe in ginocchio dall’abusivismo che si sta creando. Questo non va bene: se ci sono delle regole tutti dobbiamo rispettarle. Qui ci sono in piazza degli imprenditori che vogliono rispettare le regole e che lo hanno sempre fatto. Questo è quello che chiediamo a un anno di distanza dalla prima chiusura”. “Chi lavora in sicurezza deve poter aprire. Non trovo giusto che debbano chiudere tutti i locali perché in qualche quartiere ci sono la movida e gli assembramenti – spiega Elena Sambin, proprietaria della birreria Rievoca Pub a Vimodrone – Non si può bloccare una regione intera perché sui Navigli non fanno rispettare le regole. Speriamo che ci diano più attenzione, considerando i tributi e gli affitti che dobbiamo continuare a pagare.ogliamo richiamare nuovamente l’attenzione sulla nostra drammatica situazione, per cercare di incidere su quelli che saranno i prossimi aiuti governativi. Da quel che si è sentito sono irrisori: a questo punto non dateci niente e fateci lavorare”. “Noi siamo ristoratori esodati. Nel 2019 dopo 23 anni di attività abbiamo deciso di ristrutturare il locale e siamo stati chiusi per 4-5 mesi. – aggiunge Stefano Neri, proprietario del ristorante Il diavolo e l’acqua santa di Como – Tutti gli aiuti ristori contavano sull’apertura proprio in quei mesi e quindi siamo stati tagliati fuori da ogni tipo di sostegno. Ancora oggi dopo il lockdown siamo a zero. Speriamo che nel nuovo decreto si ricordino di noi, però abbiamo molti dubbi. Dopo tutto questo però è difficile fidarsi”.