La solitudine di Beppe Sala. La peggior campagna elettorale possibile

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Pinocchio a cura di Fabio Massa
Pinocchio a cura di Fabio Massa

Fabio Massa

Io non ho mai visto una campagna elettorale più moscia e inutile di quella che dovrebbe interessare – in effetti non interessa a nessuno – la città di Milano. Le ragioni sono varie, e alcune molto scontate. La prima è che manca il competitor di Beppe Sala. Se sarà uno sparring partner, contro il quale Sala potrà esercitarsi, o un competitor vero, lo vedremo. Roberto Rasia è in campo, anche se Alessandro Cattaneo ha detto che Maurizio Lupi è la prima scelta di Forza Italia, aggiungendo però che tocca alla Lega scegliere sotto la Madonnina. Ad ogni modo, se manca il competitor manca la competizione. E’ un problema che si devono porre anche quelli che sostengono Sala. Le campagne elettorali servono a far emergere idee, ad ascoltare i quartieri, e nella difficoltà viene distillato il succo migliore. Così invece si rischia di addormentarsi, e la città è ferma nella sua elaborazione politica. La destra al governo è – appunto – una destra di governo. Come declina questa sua nuova natura a Milano? Ha voglia di iniziare a intrecciare un percorso con le realtà produttive e con i ceti che un tempo votavano centrodestra e che adesso sono saldissimi capisaldi del centrosinistra? La competizione sulle idee di futuro, sulle soluzioni per il lavoro, i diritti, lo smartworking, è sana e giusta per la città di Milano. Questo deserto dei tartari, dove la gente sta chiusa in casa, e neanche riflette più su quello che avviene fuori, ricorda quella metafora del tornado. Durante una tempesta tutti si chiudono dentro, ma i danni che ha fatto il tornato, là fuori, li vedranno solo quando sarà finito tutto. Ecco, la politica dovrebbe occuparsi di questo: guardare quello che sta succedendo col Covid e ipotizzare la città del futuro. Che nell’immediato sarà più povera, con più diseguaglianze, con meno possibilità e attrattività. Ma che proprio da questo deve ripartire, in una logica di dialogo e anche di contrapposizione tra le parti, non di monologo da parte di un lato solo.

 

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Luca Levati
La prima volta della mia vita in cui “sono andato in onda” è stato il 7 luglio 1978…da allora in radio ho fatto veramente di tutto. Dai programmi di rock all’informazione, passando per regie e montaggi. Giornalista dal maggio 1986 sono arrivato a Radio Lombardia nel marzo del 1989 qualche giorno prima della nascita del primo mio figlio, insomma una botta di vita tutta in un colpo. Brianzolo di nascita e di fatto il maggior tempo della mia vita l’ho passato a Milano città in cui ho avuto la fortuna di sentire spirare il vento della cultura mitteleuropea. Adoro la carbonara, Finale Ligure e il Milan (l’ordine è rigorosamente alfabetico). I libri della vita sono stati e sono: “Avere o essere” di Fromm, “On the road” di Kerouac, “L’insostenibile leggerezza dell’essere” di Milan Kundera, “Grammatica del vivere” di Cooper e l’opera omnia del collega e amico Piero Colaprico (vai Kola!). I film: “Blade Runner“, “Blues Brothers” e “Miracolo a Milano” quando buongiorno voleva dire veramente buongiorno. Ovviamente la musica è centrale nella mia formazione: Pink Floyd, Frank Zappa, Clash, Genesis e John Coltrane tra i miei preferiti. https://www.wikimilano.it/wiki/Luca_Levati

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