#PatriayVida, il rap che manda in tilt il governo cubano (VIDEO)

Un gruppo di famosi rapper scardina l'intoccabile slogan castrista Patria o Muerte con una hit che, nonostante le difficoltà di connessione nell'isola, è diventata virale in una sola settimana. Un messaggio forte di libertà e un atto di accusa durissimo al regime, che reagisce con impotente isteria.

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“Basta bugie, il mio popolo chiede libertà. Non gridiamo più patria o morte ma patria e vita. Iniziamo a costruire quello che sogniamo, quello che loro hanno distrutto con le loro mani”. E ancora: “Tutto è cambiato, non è più lo stesso, loro 1959 (l’anno della rivoluzione cubana n.d.r.), noi 2020”. Il rap di protesta si intitola ‘Patria y vida’ ed è un canto di libertà di diversi artisti cubani molto famosi che scardina lo slogan favorito del castrismo da 60 anni, quel ‘Patria o Muerte’ declamato da Fidel e che campeggia ovunque a Cuba. Un brano che in una sola settimana ha già sfondato i 2,2 milioni di visualizzazioni su Youtube e che i cubani stanno febbrilmente scaricando dalla rete nonostante i tentativi dei dinosauri del regime di ostacolare l’accesso a internet. A coniare lo slogan che rovescia con genialità le intoccabili parole d’ordine castriste sono due rapper residenti nell’isola, Maykel Osorbo e El Funky insieme ad altri musicisti che vivono all’estero, come i popolarissimi Gente de Zona, Descemer Bueno e Youtel. Il brano sta facendo letteralmente impazzire il regime e i suoi organi di stampa ufficiali. La tv di stato si è scagliata con invettive velenose contro i raperos che hanno osato tanto, così come il quotidiano Granma, organo ufficiale del Partito Comunista di Cuba. Lo stesso presidente della repubblica, Miguel Diaz Canel, è intervenuto con un tweet a difesa del vecchio e sinistro Patria o Muerte. Ma non li ascolta più nessuno, mentre Patria y Vida è diventato in pochi giorni lo slogan di chi della dittatura non ne può più, ovvero quasi tutti. Nel video, girato nell’isola non senza difficoltà (è stato complicato trovare i tecnici, terrorizzati solo all’idea di lavorare per una hit “controrivoluzionaria”), compaiono anche immagini della repressione poliziesca di qualunque opposizione, in particolare contro il movimento San Isidro, un gruppo di dissidenti formato da artisti e intellettuali spesso arrestati o assediati nelle loro abitazioni dalla famigerata Seguridad del Estado, la polizia politica. In Patria y Vida i cantanti invitano anche a riflettere sulla drammatica situazione economica, sulla mancanza ormai cronica di alimenti e sull’emigrazione dal paese: “Pubblicità di un paradiso a Varadero – dice una strofa – mentre le madri piangono per i loro figli che se ne sono andati”. Una semplice hit che rovesciando un vecchio e intoccabile slogan di Fidel si è trasformato in una bomba per il decrepito regime cubano. Che non sa come fare per correre ai ripari. Anche perché forse è ormai impossibile.

 

 

 

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