È in libreria il romanzo “L’anno senza estate” di Bérénice Capatti, edito da Gabriele Capelli Editore. Una riflessione sul potere e sulla morte, incluso il tema del suicidio assistito, condotta attraverso la vicenda di una giovane donna e di un uomo sulla via del tramonto, all’interno delle complesse relazioni che caratterizzano le grandi “famiglie industriali”. Sara, giovane dal passato difficile che cerca un futuro nonostante una quotidianità solitaria e arrangiata, conosce per caso Francesco, “il vecchio”: fondatore e capo di un’azienda milanese di grande successo che produce posate di lusso, vicino alla sua fine lavorativa e in profondo conflitto con i due figli a causa dei loro ruoli e comportamenti nell’impresa. Bisogno di ancoraggi sicuri e paura per il futuro uniscono le due esistenze, che si allacciano e influenzano in modo tanto profondo quanto superficiale: nessuno saprà davvero cambiare l’altro, eppure Sara sarà l’unica scomoda testimone della morte del “vecchio”, in un finale quasi da thriller. Con una scrittura precisa e una vicenda ben costruita che si svolge tra Milano e Lugano, Capatti sa coinvolgere il lettore, che trascina con sé nel susseguirsi degli accadimenti che stravolgono la vita della sua protagonista.
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