Donna picchiata e violentata, risolto il caso dopo 14 anni. Arrestato un algerino di 49 anni

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Un caso di violenza sessuale risolto dopo 14 anni: i carabinieri hanno rintracciato e dato esecuzione all’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal G.I.P. del Tribunale di Milano Tommaso Perna, a carico di un algerino di 49 anni, senza fissa dimora, irregolare sul territorio nazionale e con precedenti penali e di polizia per reati contro il patrimonio e la persona, in quanto gravemente indiziato dei reati di violenza sessuale e rapina, entrambi aggravati, in danno di una donna italiana, 41enne all’epoca dei fatti. L’indagine, coordinata dal V Dipartimento della Procura della Repubblica di Milano, riguarda un episodio di stupro avvenuto 20 agosto 2006 quando, presso il pronto soccorso della clinica “Mangiagalli” di Milano, si presentò una donna sotto shock raccontando di essere stata avvicinata da un uomo mentre si recava al lavoro e di essere stata trascinata in un’area dismessa dove, sotto la minaccia di una grossa pietra, l’aveva costretta a spogliarsi e a subire ripetuti atti sessuali, oltre a rapinarla. Sul posto i carabinieri del Nucleo Operativo e della Sezione Investigazioni Scientifiche del Comando Provinciale Carabinieri di Milano avevano repertato alcuni mozziconi di sigaretta, uno dei pendenti che indossava la donna, il sasso utilizzato come arma impropria ed un capello. I reperti, oltre ai tamponi vaginali e ai vestiti indossati dalla vittima, erano stati inviati al R.I.S. di Parma per gli accertamenti biologici finalizzati all’estrazione di un eventuale profilo genetico: era quindi stato estratto un profilo DNA maschile, appartenente alla stessa persona, ricavato da due reperti (un mozzicone di sigaretta e le tracce biologiche presenti sul tampone vaginale). Tuttavia, non essendo emersi ulteriori elementi nel corso delle attività d’indagine volte ad identificare l’autore dell’efferata violenza, il procedimento penale era stato archiviato.
Il 30 novembre 2020 (a distanza di 14 anni), il R.I.S. di Parma ha comunicato che la Banca Dati Nazionale DNA (istituita con la Legge 30 giugno 2009, n. 85, con cui l’Italia ha aderito al Trattato di Prüm del 2005, ma divenuta operativa a partire dal mese di gennaio 2017) aveva accertato una concordanza positiva tra il profilo DNA maschile tipizzato attraverso gli accertamenti biologici eseguiti sui reperti rinvenuti sulla scena del crimine con quello estrapolato da un tampone salivare eseguito all’indagato nel carcere di San Vittore (dove si trovava ristretto nel 2017 poiché resosi responsabile di furto e, successivamente, scarcerato). I militari del Nucleo Operativo della Compagnia Milano Porta Monforte, a seguito della riapertura delle indagini e di una complessa attività info-investigativa, anche di tipo tecnico, hanno avviato le ricerche che hanno consentito di rintracciare l’indagato e di condurlo in carcere.

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