Per una volta Pinocchio non si occupa di Italia. Ma si occupa di democrazia.
In queste ore, anche qui da noi, si sta ponendo il problema del fatto che Facebook ha deciso di bloccare l’account di Trump. Ora, è chiaro che quello che accade negli Usa è assolutamente eccezionale. Trump sta mettendo a rischio una democrazia e quella democrazia si difende. Però c’è un però. Il però è che oggi è Trump, e domani potrebbe essere un dittatore nordafricano, o il primo ministro svedese che si è messo a delirare.
La verità è che Facebook ha il potere di oscurare qualcuno, e ne ha anche il diritto. Perché Facebook è una azienda privata. Fin qui non ci piove, ed è pure giusto. Chiunque si iscrive a Facebook entra in casa di Facebook, che non ha nessun obbligo verso la comunità mondiale. E’ di proprietà di una serie di investitori, e non ci sono dubbi su questo. Se domani mattina Facebook decidesse di bannare tutti i biondi, i biondi avrebbero due opzioni: iniziare a usare un altro social oppure tingersi i capelli. Il problema è quello che si porta appresso questa decisione. La decisione di Facebook è di tipo assolutamente editoriale. Un editore decide che qualcuno entra e qualcun altro no nel dibattito in base a una serie di scelte che non sono puramente commerciali, ma editoriali. Nei secoli l’editoria, un tempo assolutamente deregolamentata, si è data delle regole. Gli editori hanno dei vincoli, non solo il diritto di fare quel che vogliono a casa loro. Hanno dei vincoli che devono rispettare. Con la decisione di oscurare Trump Facebook di fatto ha detto che non è una semplice bacheca, dove ognuno dice quel che vuole. Ma che è un editore, che regola e tiene in ordine casa sua. Ora c’è da chiedersi se qualcuno spiegherà a Facebook che fare l’editore comporta varie conseguenze: per esempio, produrre e pagare i contenuti. Per esempio, la moderazione dei commenti. Per esempio, il controllo della veridicità delle notizie. Tutte cose che i giornali devono fare, pena cause, multe, sanzioni. Sta a vedere che una cosa buona, alla fine, Trump potrebbe anche averla fatta, nel suo delirio: dimostrare che non si può avere il potere di influenzare il dibattito mondiale senza prendersene le responsabilità.