“Sono felice ed è un onore per me essere stata la prima ad essere vaccinata”. Lo ha detto la 50enne Adele Gelfo, operatrice socio sanitaria dal 1991 all’ospedale Niguarda: “Per ora mi sento bene. Stasera se non mi verrà la febbre farò la notte più protetta aspettando la seconda dose – ha continuato -. Significa molto questa vaccinazione perché protegge anche i nostri famigliari, è valore aggiunto alle protezioni che usiamo. Mi fido ciecamente del vaccino. Nel pomeriggio farò un pisolino e starò con le mie figlie perché mi aspetta la notte”. Gelfo lavora nel reparto di rianimazione ed è impegnata contro la pandemia già dalla prima ondata. “Prima della vaccinazione ci hanno fatto una visita medica e dato un foglio illustrativo” ha concluso.
“Vaccinarsi è l’elemento determinante per proteggere la nostra famiglia e la comunità. Gli effetti della vaccinazione si vedranno quando il 20/30 per cento della popolazione si sarà vaccinata. È ovvio che bisognerà raggiungere il 60/70 per cento per la ‘famosa’ immunità di gregge. Ho fatto il vaccino e sto bene. È doveroso eseguire la vaccinazione, è l’unico modo per uscire da questo tunnel. Oggi è un punto di partenza simbolico, ci dice che possiamo cominciare a guardare con speranza al futuro”. Lo ha detto il virologo Fabrizio Pregliasco, direttore Sanitario dell’IRCCS Istituto Ortopedico Galeazzi di Milano, fra i primi 7 a vaccinarsi per il Covid all’ospedale Niguarda in qualità di presidente dell’Anpas, Associazione nazionale pubbliche assistenze.