Torniamo ancora oggi sul caso della morte del ginecologo di Milano. Perché ogni tanto – a dire il vero raramente – la cronaca nera riesce a essere lo specchio esatto dell’Italia. Succede a volte con i film (vi ricordate Tolo Tolo?), succede praticamente sempre con la politica, e questa volta con la cronaca nera. Allora, riassumiamo. In un primo tempo la pista è quella dell’omicidio a scopo di rapina. Qualcuno ha assassinato in pieno centro a Milano (segnatevi: pieno centro, come se fosse stata piena periferia avesse avuto meno valore) un ginecologo. Immediatamente si scatena l’allarme sicurezza. Oddio è una città insicura, in un Paese insicuro in un mondo che invece pare fort knox. Non è così, e l’abbiamo detto ieri: Milano è una delle città con meno omicidi d’Italia, e l’Italia il secondo con meno omicidi d’Europa e tanti saluti al Padrino parte prima seconda e terza. Quindi l’opposizione attacca, il sindaco deve subito mandare una nota per tranquillizzare i cittadini che mormorano un poco, prima di tornare ai propri affari (leggasi: fatturare qualcosina entro fine anno). Poi però la pista cambia: il ginecologo avrebbe avuto “qualche segretuccio”. Tipico percorso del sospetto. Capita sempre quando si tratta di donne: chissà in che guaio si era messa, poverina. Come dire: chissà quali tipacci frequentava signora mia. Il ginecologo, pure lui, chissà quali loschi affari. Ovviamente pure queste sono voci, ma già l’allarme sicurezza pare bello che superato, e allora quelli che urlavano si tacciono e comincia la parte dell’altro coro, quello che “Milano va tutto bene”, “a Milano c’è una amministrazione fortissima”. Come un pendolo, da un estremo all’altro. E poi, infine, il terzo atto. Oggi si viene a sapere che forse l’uomo si sarebbe suicidato perché portava i guanti di lattice e nessuno è stato visto scappar via dal luogo del delitto. Non è colpa di nessuno, insomma, se lui è morto. E’ solo colpa sua. Vedrete che ne verrà una quarta, quella del complotto: è stato suicidato. Avviene sempre, e generalmente è un caro del caro estinto a tirarla fuori. Il sospetto, quello che apre il giallo, fa vendere due copie in più e non chiude mai davvero i casi. Figuratevi che stiamo ancora a parlare di Erba, dove un tizio testimone oculare che a momenti ci crepava ha individuato gli assassini. Figurarsi un delitto in pieno centro (non in periferia eh) a Milano. Le quattro fasi di un omicidio, potremmo chiamarle. E anche dell’operetta all’italiana. Solo che non c’è niente da ridere.
Fatemi aggiungere un’ultima cosa: tanti auguri, e questa volta di cuore, senza ironia. Buon Natale e soprattutto Buon Anno. Speriamo che l’anno prossimo sia meglio di questo, anche perché sennò davvero siamo rovinati
di Fabio Massa