Nuovo scandalo sanità, soliti colpevoli? Pare proprio di no…

Sapete chi è stato il primo a sentire puzza di bruciato nei rimborsi del gruppo San Donato? Luigi Cajazzo, vituperato ex dg della sanità lombarda... // di Fabio Massa

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Pinocchio a cura di Fabio Massa
Pinocchio a cura di Fabio Massa

Nuovo scandalo nella sanità lombarda. E uno si immagina che sono sempre gli stessi malfattori che hanno spedito i malati di Covid nelle Rsa (cosa smentita poi anche dalle stesse Rsa), sono gli stessi malfattori che hanno fatto morire mezza bergamasca, sono gli stessi malfattori di sempre: ciellini, forza italia, legaioli. Alla forca alla forca! E prima di tutto alla forca quel maledetto Luigi Cajazzo, ex direttore generale del Welfare, che è pure indagato per epidemia colposa, mica bruscolini. A morte Cajazzo, anche per quest’ultimo scandalo che dimostra quanto la sanità in Lombardia sia corrotta e schifosa. Accentriamola, dunque, e magari mettiamola sotto i luminosi esempi del Lazio e della Campania. E se leggi oggi i giornali è proprio così. Nuovo scandalo nella sanità lombarda. Sequestri. E dentro con dovizia di particolari a raccontare le intercettazioni vergognose, e le mail, che ho letto integrali e che come al solito ho proposto ai lettori.

Nessuno che si sia detto: ehi, ma da che cosa è partita l’inchiesta? Chi è stato il detonatore, quello che ha sentito puzza di bruciato, il primo a segnalare il problema almeno all’interno di Regione? Perché questo rovinerebbe la narrazione, ovviamente. E allora, solo per un atto di giustizia, perché ormai la narrazione sul Covid è scritta, e non si può cambiare, lo dico a gran voce: chi nella amministrazione regionale sospettò per primo del sistema di scontistiche alla base dell’ultimo scandalo si  chiama, guarda un po’, proprio Luigi Cajazzo. Poi la procura indagava per i fatti suoi, ma quando si è presentata in Regione, erano già state prese decisioni, scritte carte, avviato procedimenti. E’ lui che si è accorto del problema, e ha avviato tutta la macchina. L’ha fatto in modo istituzionale, mettendo nero su bianco, con atti ben circostanziati. Lo fa da uomo delle istituzioni. Vien da chiedersi invece Roberto Maroni, che è proprio nel cda del gruppo San Donato, e che era stato presidente di Regione Lombardia, come si sia sentito nel leggere le carte. Ma fa niente, sono evidentemente quisquilie. In fondo, chissenefrega se un uomo che ha fatto il suo dovere viene dipinto come un nemico delle istituzioni e della sanità privata. In fondo, chissenefrega, in questo Paese maledetto che mangia tutto e tutto digerisce, mischiando e confondendo il bene con male, chiudendo gli occhi mentre ingoia soddisfatto.

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