I profili delle donne vittime di violenza emergono dai dati raccolti nell’ultimo decennio dal Servizio emergenza Donna (Se.D). Tra il 2011 e il 2019 il servizio ha raccolto più di 1300 contatti (telefonici e via mail); in seguito a questi contatti le operatrici del centro antiviolenza hanno preso in carico e seguito negli anni circa 183 donne. Le modalità di accesso di queste donne sono molte diversificate: nel 26% dei casi la donna ha contattato direttamente il centro, in altri casi è stata inviata dai servizi della rete (14%) o dalle forze dell’ordine o dai servizi territoriali (8%). Le donne in carico al Se.D in questi anni sono sia di nazionalità italiana che straniera con un lieve incremento per quest’ultime (circa il 60%). Le donne straniere che si rivolgono al nostro servizio sono maggiormente di origine africana (13%), sudamericana (12%) e asiatica (4%). Un altro dato significativo è legato alle donne appartenenti a paesi extraeuropei quali Albania, Romania ed Ucraina (il 13%).
Il centro antiviolenza prende in carico donne maggiorenni, delle quali la maggior parte che si rivolge al nostro servizio ha tra i 21 e i 50 anni (82%). Solo l’8% delle donne ha un’età compresa tra i 18-20 anni oppure maggiore di 51. L’età media delle donne italiane è di 40 anni, mentre si abbassa a 35 quella delle donne di nazionalità straniera che si rivolgono per la prima al centro antiviolenza. Delle 183 donne che sono state prese in carico il 34% è disoccupato oppure occupato irregolarmente nel 10% dei casi per cui è stato possibile attivare con loro dei percorsi di autonomia lavorativa (6%). Nel 58% dei casi l’autore della violenza è un partner o un convivente, nel 16% il maltrattamento è attuato da ex e nel 14% da altri familiari. Nel 7% da persone sconosciute o partner occasionali. Relativamente alla tipologia di maltrattamenti il 41% delle donne racconta di subire maltrattamento psicologico, spesso associato al maltrattamento fisico (33%) e alla violenza economica. Il 9% ha subito violenza sessuale e il 3% si rivolge al centro perché subisce stalking. Dai dati del 2019 il 43% delle donne aveva almeno un figlio convivente, un dato importante perché solo recentemente si è cominciato a dare attenzione a questi bambini che sono a loro volta vittime di violenza assistita. La presa in carico di queste donne ha previsto, oltre a colloqui telefonici ed in presenza, anche l’attivazione a seconda dei casi di percorsi di consulenza legale (21%), di sostegno psicologico all’interno del servizio (10%), di ospitalità in case all’interno della rete di Milano (19%) e fuori dalla rete (27%). Infine, per un lavoro di rete maggiore, il 33% delle donne è stato agganciato ai servizi sociali territoriali del Comune di Milano.