Piante rare e appartenenti a specie in via di estinzione: 171 cactus, estirpati dai deserti cileni, messicani e americani e detenuti illegalmente presso la serra di un collezionista-trafficante residente in provincia di Rimini, che adesso verranno affidate all’orto botanico di Città Studi, dell’Università Statale, e al suo direttore, Stefano Caccianiga, che ha eseguito studi approfonditi sull’origine di ogni singolo esemplare. Le piante saranno custodite e curate da esperti botanici specializzati nel settore dei cactus. Questa l’operazione “Atacama” (dal nome del famoso deserto cileno), realizzata dai carabinieri forestali del nucleo Cites di Ancona: la Cites, o Convenzione sul commercio internazionale delle specie minacciate di estinzione, è finalizzata al contrasto del traffico illecito. I due indagati, oltre alla confisca di tutte le piante, rischiano pene che vanno dall’arresto fino a due anni all’ammenda fino a 150 mila euro.
Lo scorso febbraio, all’inizio delle attività investigative, erano state sequestrate a carico di un trafficante residente a Senigallia altre 930 piante, estirpate illegalmente nel corso di sette viaggi tra Cile e Argentina, e importate illecitamente – per aggirare i controlli – attraverso il sistema dell’invio di “pacchi postali” nell’Unione Europea. Dalle analisi forensi, sono emerse prove di importazioni, esportazioni e commercio svolte dai due indagati con 10 trafficanti e collezionisti stranieri e 9 italiani, per un valore delle piante sequestrate stimato in oltre un milione di euro. Molte piante, appartenenti a varietà rarissime, raccolte nel deserto dell’Atacama in Cile, venivano esportate attraverso trafficanti residenti in paesi asiatici, tra cui il Giappone. Altre venivano vendute, o acquistate, in Europa per essere poi immesse nuovamente sul mercato illegale. Sono state scoperte anche importazioni di numerose piante estirpate in Arizona, effettuate da un americano arrestato nel 2019 negli Stati Uniti. Il traffico illegale di cactus dal Messico, stando ai dati diffusi da Traffic del Wwf ha interessato oltre 100 mila piante in 4 anni per un valore stimato di 3 milioni di dollari.