Gaudio, Fontana, Cajazzo e quel filo rosso delle minacce

Amministratori e dirigenti pubblici esposti a un quotidiano fuoco di fila. Poco da sorprendersi se poi rinunciano e in campo restano solo i mediocri... // di Fabio Massa

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Pinocchio a cura di Fabio Massa
Pinocchio a cura di Fabio Massa

C’è una persona che si chiama Luigi Cajazzo. E’ una persona, prima di tutto il resto. Ha una moglie, ha dei figli. E’ un omone con i capelli a spazzola, tagliati corti, in gran parte bianchi. Qualche mese fa si è preso il Covid e per un pelo finiva al Creatore. Insomma, gli è successo quello che è successo a tutti. Cajazzo è uno come tutti gli altri, e ha anche gli stessi diritti degli altri. Il problema è che Luigi Cajazzo è stato il direttore generale del Welfare. Cioè, quello che ha gestito “tecnicamente” la pandemia nei primi tre mesi di emergenza. Ora, Cajazzo sicuramente può aver fatto errori. Però da qualche giorno è sotto il fuoco di minacce e insulti, tanto che teme per la propria incolumità. Il motivo? Perché è stato detto in tv che aveva sbagliato un ordine di caschi Cpap. Dunque, Cajazzo assassino. Dunque, Cajazzo deve morire. Dunque, Cajazzo non è più come noi, ci scordiamo che ha una famiglia ma soprattutto che ha i nostri stessi diritti costituzionali. Non passa per la testa a nessuno che se ha sbagliato un ordine non lo accerta una trasmissione televisiva o un giornale, ma un giudice. In Italia sei già condannato prima ancora di essere neanche processato, ma indagato. C’è un precedente. Anzi, molti. Ma c’è un precedente in Lombardia. E’ Attilio Fontana. Il presidente della giunta regionale. Hanno scritto sui muri che è un assassino e hanno detto di lui che ha lucrato sulle forniture sanitarie. Di verità non ce ne è: per adesso è aperta una inchiesta, e si vedrà come finisce. Però una prima conseguenza è che qualcuno lo ha minacciato di morte. Lui e la sua famiglia. Non c’è solo questo. Ci sono le carriere finite, o neanche iniziate. Pensate a questo rettore Gaudio, questo che doveva andare in Calabria a fare il commissario. E’ stato silurato non perché la moglie non volesse andare a Catanzaro, ma figurarsi. Ma perché la moglie ha capito l’antifona dal momento in cui, un secondo dopo l’ipotesi di nomina, hanno iniziato a dire che aveva un’inchiesta aperta per concorsi truccati. Ha capito, la moglie, che se si cominciava così, l’avventura calabrese sarebbe stata non esattamente qualcosa di esaltante. Fa niente che poi il pm ha depositato subito subito (ma non poteva farlo prima?) la richiesta di archiviazione perché il povero Gaudio non ha fatto niente. Gaudio, Fontana, Cajazzo. Sono persone pubbliche, certo. Fontana è un esponente politico, pure. Mettono in conto una certa dose di resistenza agli insulti. Ma perché i proiettili? Perché le minacce? Perché le scorte, la paura per i figli, la rinuncia agli incarichi? Davvero pensiamo che prendere 200mila euro l’anno valga tutto questo? Non vi accorgete che la classe dirigente di questo Paese non esiste perché semplicemente è troppo rischioso essere classe dirigente? Alla fine ci troveremo una classe dirigente mediocre, perché solo i disperati accettano condizioni insostenibili, o peggio ci troveremo una classe dirigente che cerca di evitare i problemi, invece di fare quello per cui è pagata: affrontarli.

di Fabio Massa

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