La Lombardia non è una Regione “a misura di bambino”, ma ancor meno “a misura di bambine”, che si sono trovate ad affrontare l’emergenza Covid-19. E’ uno dei dati che emergono dal nuovo Atlante dell’infanzia a rischio “Con gli occhi delle bambine” diffuso a pochi giorni dalla Giornata mondiale dell’Infanzia e dell’Adolescenza da Save the Children. Bambine e ragazze che in Italia pagano sulla loro pelle disuguaglianze di genere sistematiche e ben radicate nella nostra società, che si formano già nella prima infanzia, che le lasciano indietro rispetto ai coetanei maschi e che, con la pandemia, sono deflagrate. In Italia, circa 1 milione e 140 mila ragazze tra i 15 e i 29 anni rischiano, entro la fine dell’anno, di ritrovarsi nella condizione di non studiare, non lavorare e non essere inserite in alcun percorso di formazione, rinunciando così ad aspirazioni e a progetti per il proprio futuro. Un limbo in cui già oggi, in Lombardia, è intrappolato il 18% delle giovani, contro l’11,8% dei coetanei maschi. Percentuali, per quanto riguarda le ragazze, ben lontane dai picchi che si avvicinano al 40% in Sicilia e in Calabria, ma distanti altresì da quelle nei territori più virtuosi, come il Trentino Alto Adige, dove le ragazze Neet(la situazione dei Neet :Not in Education, Employment or Training) sono il 14,6% (comunque quasi il doppio rispetto ai ragazzi, 7,7%).
Sempre in Lombardia, secondo lo studio, il 16% dei minori vive in condizioni di povertà relativa, un dato migliore della media nazionale anche se la regione, stando allo studio, appare ad ogni modo lontana dai territori più virtuosi, quali il Trentino Alto Adige (8,3%) e la Toscana (9,8%) che presentano le percentuali più basse di minori in povertà relativa.