Il Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria della Guardia di Finanza di Como, nell’ambito
di una indagine coordinata dalla Procura della Repubblica di Como, ha dato esecuzione ad una Ordinanza di applicazione di misure coercitive emessa dal Giudice per le indagini preliminari nei confronti di 3 indagati: due destinatari della misura cautelare in carcere: Paolo Barrasso (dipendente di una società cooperativa a mutualità prevalente, già in servizio presso l’infrastruttura ferroviaria di Como-Ponte Chiasso) e Gabro Panfili (pensionato) – entrambi con precedenti per reati contro il patrimonio; uno – Giovanni Gregorio (pensionato) – destinatario della misura cautelare degli arresti domiciliari.
I tre sono accusati (non in concorso tra loro) di usura ai danni di Bruno De Benedetto, avendogli prestato, in un arco temporale di almeno quattro anni, somme di denaro e pretendendo tassi di interesse annui oscillanti tra 80% e 600%, approfittando delle difficoltà del De Benedetto nel periodo in cui questi era fortemente indebitato nei confronti dell’erario e stava affrontando lo stato di decozione in cui versavano le imprese a lui
riconducibili (“HOUDINI S.R.L.”, “KRUSTY S.R.L.”, “CHOPS S.R.L.” e “VILLA OLMO LAGO
S.R.L.”), dai cui conti correnti sono stati in buona parte prelevati i capitali utilizzati per ripianare i debiti usurari o emessi gli assegni consegnati in garanzia ai tre indagati a fronte degli importi prestati. Tra il 2015 e il 2019, Gregorio aveva concesso all’imprenditore 400.000 euro ottenendo la restituzione di 600.000 euro con interessi sino al 50% mensili (tasso annuale del 600%). Aveva anche costretto De Benedetto ad assumere falsamente in una delle sue aziende una donna nigeriana. Lo stipendio della donna finiva nel ‘monte debiti’. E’ quindi anche accusato di estorsione e agevolazione della permanenza illegale in Italia di una cittadina extracomunitaria. Barrasso è accusato invece di avere prestato a De Benedetto, tra il 2016 e il 2019, 300.000 euro ottenendo la restituzione di 500.000 euro, con interessi sino al 20% su base mensile (tasso annuale del 240%), mentre Panfili avrebbe prestato, tra il 2016 e il 2018, 150.000 euro ottenendo la restituzione di 230.000 euro ed è accusato di usura ai danni di altri tre debitori. In due casi, i prestiti sono stati garantiti con la concessione di un’ipoteca su un immobile. L’indagine era cominciata dall’arresto, nell’ottobre 2019, di De Benedetto. L’uomo aveva raccontato di essere nelle mani dei tre usurai. Le indagini hanno accertato che l’attività è proseguita anche nel periodo di piena emergenza da covid 19. Sono almeno dieci le persone, oltre a De Benedetto, indotte a rivolgersi agli indagati per ottenere prestiti.