Andate a litigare da un’altra parte, perché avete rotto. Oggi il Corriere della Sera dedica un’intera pagina per dire una cosa molto semplice di Massimo Galli e Alberto Zangrillo, riassumibile in poche parole: hanno entrambi rotto le palle. E non hanno rotto perché appaiono troppo in televisione. Quello è un di cui, anche se è un di cui bello bello grosso. Hanno rotto le palle perché si sono entrambi degradati a veline della televisione. Con il problema che sono pure più brutti, e che fanno venire inquietudine e non rasserenano. Avevamo sempre pensato che le parole degli scienziati fossero un po’ come le parole degli oracoli: “L’ha detto il medico”, e dunque per forza è vero. Perché il medico “è studiato”, e noi – per dirla come Ignazio Silone – “poveri cafoni”. Ma quando vanno in televisione e si abbandonano a dispute para-politiche (Zangrillo: “Galli è un sessantottino”, e viceversa Galli pensa di Zangrillo che è un berlusconiano), allora il loro messaggio di scientificità e obiettività va a farsi fottere. Questa pandemia ha ucciso un’altra categoria professionale che aveva una credibilità: quella dei medici. In televisione virologi e altri vanno per litigare, ogni giorno. E ci vanno per quale motivo? Per migliorarci? Per spiegarci? E per spiegarci che cosa, visto che ognuno può avere la propria opinione, come se fosse una diagnosi fatta su google? Una volta c’era il dietologo di riferimento, oggi sempre più spesso si sente che abbiamo “il virologo di riferimento”. Il virologo di riferimento, ma pensa te. Il lockdown lo consigliano i giornalisti, seppur stimati, adesso. La prossima volta che mia figlia avrà un malanno chiederò di curarla a Massimo Giletti o a Selvaggia Lucarelli, tanto per dire nomi a caso. Ma la colpa non è di Giletti, Lucarelli, Massa, Pinco o Pallo. Perché il concetto è semplice: se Galli e Zangrillo e Bassetti e Crisanti si comportano così, se ognuno può avere il suo virologo di riferimento, allora vale tutto. E se vale tutto perché mai dovrei stare a sentire Galli? Scelgo magari un giornalista o una giornalista che me lo espone meglio, o che è più simpatico, o che è più bello. Vale tutto, capito? E non è un problema solo di chi li invita in trasmissione, anche se mi raccontano di incredibili accordi sotto banco con importanti reti televisive per fare i tamponi rapidamente e gratis ai giornalisti (roba da verificare, ma che sarebbe gravissima): sarebbe come dire che il problema della droga sono gli spacciatori, mentre è chiaro che il problema della droga è legato a chi la vende ma anche a chi la acquista. Se nessuno la vuole e nessuno la vende, il problema non esiste più. Ecco, Galli e Zangrillo sono un po’ come l’eroina. Se smettiamo di averne bisogno, e se smettono di propinarcela, forse ci disintossichiamo. In tempi in cui dobbiamo già avere paura del virus il minimo che possiamo fare è liberarci da altre, perniciose, dipendenze. (Fabio Massa)