“La Regione Lombardia dal motto ‘la casa prima agli italiani’ è passata alla pratica del ‘nessuna casa a nessuno'”: è la denuncia che il gruppo Pd del Consiglio regionale ha rivolto questa mattina in conferenza stampa alla Giunta in merito alla situazione “caotica” delle assegnazioni delle case popolari in Lombardia, secondo i Dem causata dalla legge regionale e dal seguente regolamento in vigore da dicembre 2019 che ha modificato i criteri per l’attribuzione degli alloggi a partire da gennaio 2020.”In Lombardia, a luglio, risultano 16.597 alloggi sfitti e abbiamo liste d’attesa inenarrabili”, ha spiegato la consigliera Carmela Rozza, “solo a Milano parliamo di oltre 10.825 case vuote. Questo ci dice che la legge regionale non funziona, Aler e Comuni non hanno assegnato case. L’ultimo bando di case popolari è di ottobre 2019. Regione Lombardia ha messo a bando 1.829 alloggi e ne ha assegnati solo 490 in tutto il 2020. Sulla città di Milano i dati a luglio davano 9.155 alloggi vuoti e a settembre arriviamo a 9.993”. Rozza ha poi ricordato che dopo la condanna del Tribunale a modificare il regolamento perché discriminatorio “il 13 ottobre la Regione ha fatto una delibera per semplificare le assegnazioni cercando di risolvere le due questioni che sono state impugnate dal Tribunale ordinario e dalla Corte Costituzionale: quella relativa alla richiesta ai cittadini stranieri del certificato di impossidenza e l’obbligo di residenza di cinque anni in Lombardia per fare domanda”. “La delibera però – ha affermato Rozza – non elimina definitivamente questi due punti, ma dice ad Aler e ai Comuni lombardi ‘rifate le graduatorie’ perché quelle attuali non sono valide, ma poi le case che verranno assegnate sulla base di queste deroghe sono ‘sub iudice’ a quello che deciderà il Tribunale, dal momento che la Regione Lombardia ha fatto ricorso sul certificato di possidenza”. “Quindi – ha proseguito ancora la consigliera – Comuni e Aler regionali devono rifare graduatorie, reinserire gli espulsi, ma le assegnazioni potranno essere annullate se la Regione dovesse vincere il ricorso in Tribunale. Se andranno annullate dunque, si devono rifare da capo, mandando via le persone a cui avevo assegnato la casa”. Secondo Rozza quindi “l’assessore Bolognini è riuscito quindi a non assegnare case a nessuno nemmeno per i prossimi mesi, perché per rifare le graduatorie ci vuole tempo. Bisognava fare, come noi chiediamo da mesi, una delibera-ponte che eliminasse tutte le incertezze di questa legge per andare velocemente alle assegnazioni delle case”. Per quanto riguarda la città di Milano, inoltre, la consigliera ha sottolineato che la “Regione ha sottoscritto un accordo in Prefettura con delle deroghe alle assegnazioni che comprendono il tentativo di sbloccare le assegnazioni per gli alloggi sgomberati, ma la Regione anche qui non trasferisce l’accordo in Prefettura in un atto amministrativo che ne recepisce le deroghe. In questo modo chiunque potrebbe fare ricorso al bando, perché non c’è un regolamento”. “Crediamo che in questa situazione pandemica il problema della casa sia stato sottovalutato per troppo tempo, e ora, con una seconda ondata più che imminente, diventa drammatica la situazione per coloro che sono in attesa di un alloggio di edilizia residenziale pubblica che devono confrontarsi con un vero e proprio caos determinato dalla gestione di Regione Lombardia”, ha aggiunto invece il capogruppo del Pd Fabio Pizzul.