La politica ha una grande possibilità, con la seconda ondata, e anche una grande responsabilità.
Quella regionale, di fare le cose bene. Ne cito un paio: fare le cose meglio a livello di bandi e procedure. Non c’è più urgenza né emergenza, evitiamo che tra quattro mesi ci siano altre dieci inchieste (peraltro abbastanza inutili) altrimenti il Tribunale di Milano, già affollato, rischia di scoppiare. Tenere una linea unica, decisa e decisionista, senza tentennamenti di sorta. Chiedere al Governo ciò che è dovuto alla Lombardia senza cedere alla tentazione del “facciamo da noi che siamo migliori”.
La politica comunale ha la responsabilità di gestire la crisi ma anche di dare indicazioni su che cosa rimarrà dopo: ci sono le elezioni incombenti, mai come in questo caso sarebbero da riempire di significato e contenuti. Sia Beppe Sala che la Lega hanno iniziato un tour d’ascolto. Ascoltare va anche bene ma prima o poi bisognerà anche parlare a una città che più che stanca è molto spaventata. La politica nazionale di cose da fare ne ha eccome. Direi di cominciare con le bozze dei dpcm. Smettetela di farle girare per ore o giorni. La prima volta avete causato una fuga di massa dalle città, non serve a nulla terrorizzare la popolazione. Una voce sola e una sola decisione, senza tentennamenti. Non siamo bambini ma siamo adulti, non c’è bisogno che ci trattiate da mentecatti.
So già che i miei desideri rimarranno tali, anche se c’è una cosa che vorrei sopra ogni altra: che non si ricominciasse il balletto sui numeri. Avete più contagiati voi, abbiamo più contagiati noi. Anche perché purtroppo in questa folle gara la Lombardia vincerà sempre. Non tanto perché siamo peggiori o migliori, ma semplicemente perché qui abitano 10 milioni di persone: da nessun’altra parte è così.