I giovani sono i nuovi “untori” e la gerontocrazia se la prende con loro

Il nuovo bersaglio di una società basata sulla gerontocrazia sono i giovani, ai quali si lascia in eredità un debito pubblico al 155% // di Fabio Massa

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Pinocchio a cura di Fabio Massa
Pinocchio a cura di Fabio Massa

Ma ve lo ricordate che bello quando ci scandalizzavamo perché c’erano i lavavetri? E poi, che ce la prendevamo perché i clochard stanno in centro a Milano? E poi, c’era una sciuretta di Repubblica che si incazzò pure perché i motorini parcheggiano sui marciapiedi, anche quelli dove ci si passa… Non va bene, eh no.

Tutto dimenticato, passato remoto.

Più recentemente ce la siamo presa con i runners. Che poi a un certo punto sembrava che tutti avessimo un cane e che fossimo dei podisti. I runners, i fumatori e i proprietari dei cani: ecco gli untori di manzoniana memoria. Dimenticati anche loro, triste destino. Ma adesso, da questa estate, la gerontocrazia, il dominio degli anziani su qualunque tipo di media (a partire dai direttori, vicedirettori e altri vertici aziendali), ha individuato un nuovo bersaglio perfetto: i giovani. Quei maledetti giovani che affollano i maledetti locali e che spargono il virus. Quelli che non si mettono le mascherine. La buona battaglia: disperdere questi ggggiovani, fare il coprifuoco, come in guerra, e mettere l’esercito per le strade.  Impedire l’uso di gonne, come al liceo Socrate di Roma, perché non sta bene (QUI L’ARTICOLO). Quelli, i giovani, giustamente se ne fregano. Se ne fregano perché sono giovani, e il futuro è loro. Il problema che gli regaleremo anche il nostro presente e il passato dei nostri vecchi, che si traduce in un numerino: debito pubblico al 155 per cento. Vi sta bene, maledetti giovinastri.

 

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