“Le lavoratrici ed i lavoratori artigiani chiedono con forza di essere considerati, di uscire dall’invisibilità di una condizione di marginalità sociale determinata non tanto dai numeri (160.778 addetti in attesa dei pagamenti) ma dalla insensibilità verso le condizioni materiali delle loro esistenze personali e familiari”. Così CGIL CISL UIL Artigianato Lombardia lanciano il grido d’allarme per 160mila lavoratori artigiani lombardi che attendono le risorse della cassa integrazione artigiana. “Caro Governo e Ministero del Lavoro e Istituzioni competenti tutte – scrivono i sindacati -, dopo aver pagato i mesi di sospensione dal lavoro, causa COVID, dei lavoratori artigiani, da febbraio ad aprile, con intollerabile ritardo a causa dei differiti e dilazionati trasferimenti pubblici, dopo una manifestazione regionale innanzi alla prefettura di Milano, che pare aver avuto qualche riscontro a giudicare dal fatto che di lì a qualche giorno è stato pagato il mese di aprile (e il 12% di maggio, comunque a luglio!!!), ora leggiamo che la Corte dei Conti pare abbia “liberato” le risorse per la cassa integrazione dei lavoratori artigiani: per quali periodi? Il mese di maggio, giugno, forse? Siamo praticamente ad ottobre: la situazione è intollerabile, fra pochi giorni 5 mesi di arretrati!!!, che potrebbero essere 4, oppure 3, se risultassero fondate le indiscrezioni di stampa, comunque, anche nel migliore dei casi, una situazione francamente inaccettabile!!!
Cosa possono fare un lavoratore artigiano una lavoratrice artigiana? Indebitarsi per vivere o vivere d’aria? Inscenare proteste disperate come disperata è la loro condizione materiale? E’ indecoroso ed indegno che non si trasferiscano immediatamente le risorse che sono state individuate per garantire la copertura degli ammortizzatori sociali, sono inaccettabili i ritardi nelle procedure burocratiche richieste allo scopo , che coinvolgono dalla corte dei conti tutti i ministeri e le altre istituzioni preposte. Il fondo FSBA (Fondo Solidarietà Bilaterale dell’Artigianato) è da tempo nelle condizioni di bonificare, ad ogni singolo lavoratore, tutte le competenze maturate sino a luglio ma le sue casse sono vuote, dai primi mesi della pandemia, quando ha provveduto a liquidare con tempestività tutto quel che aveva, oltre 250 milioni di euro, per far fronte alla fase iniziale dell’emergenza: da allora il vuoto delle casse e le difficoltà (prima) e l’impossibilità (ora) a far fronte agli impegni di pagamento nei confronti dei lavoratori sospesi, nonostante i decreti governativi abbiano individuato le risorse economiche necessarie, la situazione è intollerabile!”