L’Italia è il Paese nel quale le regole non valgono nulla, e proprio perché non valgono nulla la burocrazia è più aggressiva, e arzigogolata. Oggi parliamo di una vicenda che forse interessa a pochi, ma che è questione di civiltà.
Ieri mattina sono arrivati i finanzieri a casa di un po’ di persone e hanno chiesto loro i cellulari. Si sono copiati tutte le conversazioni e i whatsapp, tutti i messaggi e il traffico dati, e se ne sono andati. Queste persone non risultano indagate in nessun procedimento, né erano state informate di nulla preventivamente. Non era stato informato neppure il loro avvocato. I finanzieri sono arrivati, hanno preso i dati, e se ne sono andati. Guarda che caso, tra di loro c’è il governatore Attilio Fontana. Il quale, essendo il presidente di una Regione, ovviamente ha conversazioni private, istituzionali e riservate, con onorevoli, ministri, con il presidente del Consiglio e immaginiamo pure con il Presidente della Repubblica. Tutta gente che per costituzione non può essere intercettata. Adesso tutti i messaggi scambiati tra Conte e Fontana, o tra Fontana e Mattarella, o tra Fontana e Salvini, finiranno trascritti o comunque vagliati dalla magistratura. Autorizzazione dalla Camera e dal Senato? Nessuna. Si tratta di “intercettazioni indirette” ma non certo casuali: è ovvio che un governatore parla con i più alti vertici del Paese. Ora, ce ne potremmo anche fregare, perché i politici sono sporchi brutti e cattivi. E in effetti la stragrande parte dell’opinione pubblica se ne è fregata. In fondo, si tratta di gente di destra, che quindi ha costituzionalmente meno diritti, chissene. Il punto è che se una norma esiste, andrebbe rispettata. Ma, come si diceva, ancora una volta fa niente. A questo punto però c’è un problema: che cosa succede se iniziano a filtrare parti di intercettazione sulla stampa? Ho fatto giudiziaria e so come funziona: inizieranno a girare, e non saranno mai presi provvedimenti. Non è mai successo e mai succederà. C’è un altro punto, che riguarda tutti noi. Può essere che un giorno arriva un finanziere e ti chiede il telefono, e tu glielo devi dare. Copia tutto. E ti assicura sì, che userà solo quello che serve all’indagine, ma tu che cosa ne sai? In fondo sui giornali abbiamo visto uscire fuori dei gusti sessuali delle persone, foto compromettenti, roba assolutamente irrilevante ai fini delle indagini. Barbarie alimentate dalla pruderie della gente, che magari va a puttane, ma si scandalizza perché vede una squillo all’angolo. Quindi sì, tu che non sei indagato e non hai fatto nulla se non usare il tuo cellulare, vivi nella paura che qualcosa possa uscire, che qualcosa possa essere frainteso. E stai schiacciato, zitto e fermo, in trepidante attesa. Se hai un ruolo pubblico, o sei un giornalista, i legali ti consigliano il silenzio, e di tenere il basso profilo. E perché? Perché mai? Perché mai un politico, o un giornalista, o un manager, o un imprenditore, dovrebbe essere costretto a rimanere in silenzio e tenere un basso profilo? Dove è finita la democrazia? Dove è finito il diritto di fare quel che si vuole e di dire quel che si vuole purché non sia illegale? Ma che sistema è mai questo? Conte non ha nulla da dire? Fa l’avvocato, no? Mattarella non ha nulla da dire, è il presidente del consiglio superiore della magistratura, no? Mi raccomando tutti zitti. Fin quando non toccherà a voi dover dare le vostre vite digitali, e rimanere là, sotto schiaffo e sotto ricatto, senza aver fatto nulla e senza essere indagati per nulla.