Una perdita di spessore di circa un metro l’anno e un ingente ritiro di 500 metri tra il 1925 e il 2020 (5 metri l’anno) caratterizzano il ghiacciaio dello Sforzellina, mentre il ghiacciaio dei Forni, il secondo più grande in Italia per superficie, riporta un regresso frontale di 2 km negli ultimi 150 anni, passando dai 13,2 km di superficie del 1981 agli 11 km attuali. È questo, in estrema sintesi, il risultato del monitoraggio effettuato nella terza tappa della Carovana dei ghiacciai di Legambiente sui due ghiacciai Sforzellina e dei Forni, entrambi ricadenti sul territorio lombardo. I risultati del monitoraggio sono stati presentati questa mattina a Bormio (SO).
Il ghiacciaio della Sforzellina, il primo dei due ad essere stato osservato lo scorso 23 agosto dalla Carovana dei ghiacciai, è tra i più importanti per quanto riguarda la completezza della raccolta dati, poiché è tra i pochi ghiacciai italiani che vantano una serie trentennale di misure del bilancio di massa, ovvero la differenza tra l’accumulo e le perdite per fusione di neve e ghiaccio. Dagli studi effettuati si evince che la perdita di spessore è di circa un metro all’anno, con un’accelerazione evidente nell’ultimo decennio. Inoltre, è facilmente quantificabile la deglaciazione avvenuta dopo la Piccola Età Glaciale, (periodo freddo iniziato nel quattordicesimo secolo e concluso nella metà del diciannovesimo), le cui morene non sono in genere così evidenti; nel caso della Sforzellina sono facilmente individuabili e ci dimostrano concretamente quanto il ghiacciaio sia arretrato in questo ultimo secolo e mezzo. La successione delle misure mostra un ingente ritiro che assomma a 500 metri circa tra il 1925 ed il 2020, dimezzando la lunghezza che aveva negli anni 20. In questi ultimi anni, a causa della contrazione del corpo glaciale e dell’aumento di copertura detritica, la misurazione della fronte sta perdendo di precisione e quindi di significatività, in quanto essa risulta difficilmente individuabile. Infatti anche lo Sforzellina si sta trasformando da ghiacciaio “bianco”, privo di copertura detritica (debris free glacier), a ghiacciaio “nero” (debris covered glacier).
Il ghiacciaio dei Forni, con i suoi 11 km2 è uno dei maggiori ghiacciai italiani, secondo per superficie solo all’Adamello-Mandrone. La salita ed il monitoraggio sono stati effettuati dalla Carovana dei ghiacciai di Legambiente lunedì 24 agosto. Classificabile come “ghiacciaio vallivo a bacini composti o confluenti”, è costituito (o meglio era costituito) da tre bacini collettori dai quali scendono altrettante colate con vasti seracchi che confluiscono in una zona centrale, formando un’unica lingua. In realtà nell’ultimo decennio le colate provenienti dai bacini superiori si sono sempre più assottigliate e frammentate. In totale il regresso frontale del ghiacciaio è di circa 2 km negli ultimi 150 anni.