‘Novità importanti per la rete dell’assistenza territoriale in relazione agli aspetti di sorveglianza epidemiologica, al monitoraggio e alla tempestiva presa in carico dei casi positivi al fine di contrastare la diffusione del Covid 19’.
L’assessore al Welfare Giulio Gallera sintetizza così le finalità ‘Piano operativo’ varato oggi dalla Giunta regionale, che completa il quadro delle azioni anti Covid programmate e messe in atto da Regione Lombardia in questi mesi. Un ‘Piano’ elaborato a seguito di un approfondito confronto con i rappresentanti degli Ordini dei Medici e degli Infermieri, dei Sindacati Confederali lombardi, dell’ANCI, e con il Comitato Tecnico Scientifico e le Direzioni strategiche delle ATS e delle ASST.
LE SEGNALAZIONI – L’attivazione del sistema di monitoraggio avviene attraverso: i datori di lavoro, con la misurazione della temperatura quotidiana dei dipendenti e la successiva segnalazione ai medici di riferimento; il sistema della medicina territoriale (MMG, Pediatri, medici di continuità assistenziale) a seguito del riscontro/segnalazione di sintomatologia sospetta da parte dei cittadini/assistiti.
LA DIAGNOSI – ‘Punto cardine della diagnosi è l’esecuzione dei tamponi, che avviene entro 48 ore dalla segnalazione, per la conferma di un caso – aggiunge l’Assessore Gallera – mentre il contact tracing è l’attività che sta alla base del contenimento dei casi secondari. Il tampone in ambito extra ospedaliero a partire da settembre verrà prenotato direttamente da parte di Medici di famiglia e di Continuità assistenziale, Pediatri, medici USCA, Medici Competenti, medici delle Strutture socio – sanitarie residenziali, contestualmente alla segnalazione del caso sull’apposito cruscotto informativo’.
I tamponi sono effettuati: per diagnosi – soggetto segnalato come caso sospetto – contatto di caso individuato a seguito di inchiesta epidemiologica con particolare attenzione ai contatti stretti – per accertare la guarigione di caso (doppio tampone negativo a distanza di 24 ore) – per screening
SCREENING E CAROTAGGI – Le ATS programmano a scopo preventivo l’effettuazione di screening mediante tampone nasofaringeo ai lavoratori impiegati:
– nei comparti agricolo, alberghiero/ricettivo e della ristorazione in prevalenza stagionali, anche tenuto conto delle condizioni abitative temporanee con elevata promiscuità sociale, – nei poli logistici di distribuzione, stante l’elevata esposizione in territori con diversi profili di rischio epidemiologico; – nel trasporto pubblico; – al personale che assiste al domicilio soggetti anziani/fragili (badanti); – a lavoratori per i quali la ATS rileva contestualmente situazioni di rischio nell’ambito lavorativo e condizioni abitative temporanee con elevata promiscuità sociale; – al personale sanitario anche convenzionato e socio sanitario come da precedenti indicazioni;
Viene inoltre prevista l’effettuazione di tampone nasofaringeo entro la fine della quarantena a cittadini di rientro da nazioni per le quali vige l’obbligo di quarantena all’arrivo in Italia. Le ATS organizzano, d’intesa con le ASST, l’esecuzione dei test al domicilio mediante USCA, ADI/ADI COVID-19, infermiere di comunità/di famiglia a seguito delle segnalazioni e delle prenotazioni effettuate.
LA SORVEGLIANZA – Le ATS effettuano sorveglianza telefonica, almeno ad inizio e fine quarantena, per tutti i casi ed ai contatti stretti, fermo restando il monitoraggio clinico in capo al MMG/PLS anche con sistemi di Telesorveglianza e avvalendosi del supporto della USCA e ADI COVID-19.
ISOLAMENTO – ‘L’isolamento dei casi sospetti e successivamente accertati – sottolinea l’assessore Gallera – nonché dei contatti di caso costituisce l’intervento più importante per il controllo dell’insorgenza di casi secondari e quindi di cluster. A fronte delle segnalazioni che pervengono dai diversi soggetti coinvolti, sia dell’area sociale che dell’area sanitaria di inadeguatezza domiciliare delle condizioni necessarie a realizzare il corretto isolamento, l’ATS all’occorrenza ne dispone l’effettuazione presso una struttura dedicata’.
In sintesi si possono pertanto prevedere due tipologie di strutture: – Strutture alberghiere o simili destinate a soggetti asintomatici/paucisintomatici, autonomi che non hanno condizioni abitative idonee o vivono in comunità, nelle quali è necessario un presidio di sorveglianza sanitaria di base, che non comporta la presenza continuativa medica o infermieristica; – Strutture residenziali che permettano di assistere pazienti dimessi dall’ospedale o che comunque non possano effettuare l’isolamento domiciliare in condizioni di sicurezza.
POTENZIAMENTO E RIORGANIZZAZIONE RETE DI ASSISTENZA TERRITORIALE
In ogni territorio di competenza, le Agenzie per la Tutela della Salute, attivano e assumono la direzione dello specifico tavolo di Coordinamento per la Rete Territoriale (CRT) nel quale sono rappresentati le diverse componenti, anche professionali, dell’offerta sanitaria e socio-sanitaria pubblica e privata accreditata, le rappresentanti della Medicina Generale e dei Pediatri di Libera Scelta, i Comuni e i Piani di Zona, prevedendo delle articolazioni legate ad una suddivisione territoriale di minori dimensioni (rif. Distretto).
Il tavolo di coordinamento può prevedere:
– l’attivazione/implementazione dell’assistenza domiciliare, per pazienti in isolamento anche ospiti presso strutture assimilabili al domicilio (alberghiere, ecc.) garantendo adeguato supporto sanitario per il monitoraggio e l’assistenza dei pazienti, nonché il supporto per le attività logistiche di ristorazione e di erogazione dei servizi essenziali. L’attivazione/implementazione dell’assistenza domiciliare potrà essere garantita anche presso strutture nelle quali l’assistenza medica è in capo ai MMG/PLS (esempio: CSS, comunità socio-assistenziali, ecc);
– l’incremento e l’indirizzo delle azioni di monitoraggio, terapeutiche e assistenziali a livello domiciliare non solo dei soggetti contagiati, ma anche di tutte le persone fragili la cui condizione risulta a maggior rischio per l’emergenza epidemiologica da COVID-19 quali, ad esempio i soggetti cronici, disabili, con disturbi mentali, con dipendenze patologiche, non autosufficienti, con bisogni di cure palliative e di terapia del dolore, ecc.; – il rafforzamento dei servizi infermieristici, con l’introduzione dell’infermiere di comunità; – il potenziamento della funzionalità delle USCA, consentendo, oltre ai MCA, anche ai medici specialisti ambulatoriali convenzionati interni di far parte delle stesse, fermo restando la priorità di contenimento delle liste di attesa delle visite ambulatoriali; – lo sviluppo della valutazione multidimensionale dei bisogni dei pazienti e l’integrazione con i servizi sociali e sociosanitari territoriali a supporto delle USCA mediante professionisti del profilo di assistente sociale; – l’attivazione delle degenze di bassa intensità assistenziale ad assistenza infermieristica, la cui assistenza medica possa essere in capo al MMG in collaborazione con le USCA e il servizio di continuità assistenziale, e con la possibilità di consulenza specialistica. Tali degenze garantiscono risposte a pazienti dimessi dall’ospedale o che comunque non possano effettuare l’isolamento domiciliare in condizioni di sicurezza clinica e che nella fase 2 sono riconducibili all’area delle cure sub-acute/degenze di comunità; – implementazione di modalità di fruizione di alcuni servizi territoriali alternative all’acceso diretto (scelta e revoca, attività consultoriali, commissioni medico-legali, ecc.) tramite sistemi a distanza, nel rispetto di quanto indicato all’art. 78 del vigente Codice di Deontologia Medica e relativi indirizzi applicativi.