Lambretta, appello anti sgombero

I militanti del centro sociale di via Edolo a Milano di nuovo sotto minaccia di sfratto.

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“Siamo stati informati che è iniziata una procedura di sgombero dello stabile del Lambretta in via Edolo 10. Attualmente non abbiamo idea delle tempistiche dello sgombero. Ciò che troviamo incredibile è che in un momento come questo, con l’estate alle porte, una pandemia in corso e una crisi sociale incombente, lo sgombero del Lambretta sia una priorità per qualcuno. Chiediamo quindi di incontrare la proprietà e le istituzioni”. Lo scrivono sulle pagine social gli antagonisti del centro sociale Lambretta, nato nel 2012 con l’occupazione delle villette Aler di piazza Ferravilla, poi sgombrate due anni dopo e che ritrovò sede dapprima in via Cornalia per poi passare in un’ex sala bingo in via Val Bogna (zona Calvairate) e che, dopo l’ennesimo sgombero, dal 2018 occupa lo stabile a ridosso di Melchiorre Gioia. “L’edificio che attualmente ospita il collettivo Lambretta, base operativa e magazzino della brigata Lena-Modotti, appartiene alla famiglia Pellegrini – spiegano gli occupanti – chi ci ha seguito in questi mesi conosce il ruolo che abbiamo giocato mentre la crisi sanitaria più grave dell’ultimo secolo colpiva la nostra città. Siamo state tra le prime a organizzarci, a uscire nelle strade a marzo quando c’erano solo le ambulanze in giro. Negli anni abbiamo fornito tutto il supporto possibile alle battaglie per l’ambiente, per l’uguaglianza di genere, per la solidarietà internazionale, per una città più inclusiva che non lasci nessuna e nessuno indietro. In questo momento continuiamo a dare beni di prima necessità a centinaia di famiglie ogni settimana, grazie al magazzino di via Edolo 10. Abbiamo le forze e la disponibilità per farlo almeno fino a dicembre. Se il Lambretta venisse sgomberato, tutto questo finirebbe. Con questa lettera vogliamo dire alla proprietà, alle istituzioni e alla città tutta che siamo disponibili al dialogo. Non possiamo accettare che si ponga fine a tutto ciò che stiamo facendo. Chiediamo quindi di incontrare la proprietà e le istituzioni. Chiediamo a tutte e tutti di supportare il lavoro del Lambretta e affermare l’importanza sociale dell’operato nostro e di tutti gli spazi sociali sotto attacco, come Rimake e Cascina Torchiera. – proseguono gli antagonisti – Dal canto nostro continueremo comunque con la forza, senza precedenti recenti, delle reti costruite. Rimangono però dei grossi interrogativi. Siamo sicuri che sgomberare un magazzino alimentare ad agosto del 2020 sia la priorità? Di chi? Di un privato forse, ma il pubblico? Riesce a giocare ancora un ruolo o non conta niente? Oppure dobbiamo pensare che chi ci disse ‘quando non servirete più vi butteranno via’ stesse parlando con cognizione di causa? Siamo sole e soli a combattere per un mondo più equo contro tutte e tutti? La solidarietà va sgomberata? Le istituzioni possono assumerselo? Se nessuna possibilità di confronto dovesse essere presa in considerazione il segnale sarebbe chiaro: a speculatori di vario calibro tutto è concesso e non solo non si muove un dito per fermarli ma si coprono loro le spalle. Finché in nome della speculazione vale anche sgomberare la solidarietà, noi ci faremo trovare pronte quando verrete a bussare alla nostra porta. Se dopo 8 anni di occupazioni in città, di creazione di percorsi, di solidarietà locale è internazionale, di denuncia della Milano delle mafie e dei poteri forti, pensate di poterci fermare… una risata vi seppellirà. Ora più che mai, dalla parte del Lambretta, dell’autogestione e del mutualismo! C’eravamo, ci siamo e ci saremo”, concludono i militanti.

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