Le indagini sugli appalti della metro a Milano, che hanno portato a 13 arresti, “hanno accertato l’esistenza di un sistema di metodica alterazione di gare ad evidenza pubblica indette da Atm spa gravitante attorno alla figura” di Paolo Bellini, “pubblico ufficiale con il ruolo di Responsabile dell’Unità amministrativa complessa sugli impianti di segnalamento e automazione delle linee metropolitane 1,2, 3 e 5”, e “alle società Ivm srl e Mad System srl”, create da Bellini per “interferire” negli appalti. Lo spiega il procuratore di Milano Francesco Greco. Il “metodo” consisteva “nell’offrire alle imprese interessate a partecipare alle gare” dell’Atm la “consulenza del pubblico ufficiale”, il dirigente dell’azienda Paolo Bellini, “sotto forma di fornitura di materiale e informazioni privilegiate, trafugate dalla stazione appaltante”, spiega nella nota il procuratore Francesco Greco. Alle imprese sarebbe anche stata garantita la “possibilità di sopralluoghi riservati e perfino la supervisione e correzione delle bozze di offerta, sino all’indicazione precisa delle percentuali di ribasso da offrire ad Atm”, che è “parte lesa”, per prevalere sulle concorrenti. In cambio Bellini avrebbe incassato tangenti “proporzionali al valore dell’appalto e cadenzate mensilmente”. In più le imprese vincitrici delle gare dovevano “coinvolgere nell’esecuzione delle opere”, come subappaltatori, le società Ivm e Mad System create da Bellini o altre imprese con cui lui “concordava” le ‘stecche’. L’inchiesta ha anche un secondo filone: quello sulle brusche frenate dei convogli, stop improvvisi che nei mesi scorsi hanno causate diverse cadute tra i passeggeri. “Sono stati raccolti elementi relativi a un altro episodio di corruzione avvenuto nel 2006 per l’assegnazione dell’appalto relativo al sistema di segnalamento della linea metropolitana M1, nell’ambito del quale sono emerse criticità, come le frenate brusche di emergenza che hanno colpito la linea rossa”, rileva il capo della Procura di Milano Francesco Greco.
Tra i particolari che emergono dalle carte della Procura c’è anche questo. Paolo Bellini, il dirigente Atm arrestato per le tangenti sugli appalti della metro milanese, avrebbe proposto all’amministratore di una società coinvolta nelle gare truccate di falsificare “la stampigliatura di un cavo” con caratteristiche diverse da quelle “richieste da Atm”. Lo scrive il gip spiegando che per Bellini, come emerge dalle intercettazioni, la “posa del cavo ‘sbagliato'” sarebbe “sicuramente passata inosservata” salvo un incidente. “Un incendio, un cortocircuito … per arrivare a quello deve bruciare la galleria”, diceva Bellini.