Non sono di quelli che pensano che la coerenza sia non cambiare mai idea. Penso invece che la coerenza sia usare sempre lo stesso metro di giudizio. Poi, ovviamente, le conclusioni potrebbero anche divergere, e variare nel tempo perché i dati cambiano, le situazioni cambiano e anche i punti di vista. Per questo mi indigno a vedere il balletto da terza elementare tra Governo e Regione Lombardia sulla questione della zona rossa di Alzano e Nembro. Come scolaretti davanti alla maestra, ovvero la pm di Bergamo, che si prepara a dare una bacchettata a questo e a quello. Ma questi non sono scolaretti, sono istituzioni. E questa questione della chiusura di Alzano e Nembro andrebbe – e scusate il gioco di parole – chiusa il prima possibile. O la mancata chiusura di Alzano e Nembro è stata un errore, anzi: è stata un reato, che è una cosa diversa. E allora tutte le istituzioni si prendono un avviso di garanzia. Ma per far questo occorre che ci sia un dolo, una volontà, e bisogna prepararsi a provarla. Oppure la mancata chiusura di Alzano e Nembro è stata una scelta. Una scelta politica, magari sbagliata. Che non è reato. E allora se ne discute in sede politica e la si leva dalle mani dei giudici. Levando anche un fardello ai tecnici, che probabilmente saranno gli unici poveri cristi che ci andranno di mezzo, alla fine.
Alzano, Nembro e i litigi da scolaretti: mettiamo fine alla baruffa
Zona rossa di Alzano e Membro, tra Governo e Regione Lombardia un balletto da terza elementare. Con la Magistratura nel ruolo della maestra con la bacchetta