“Gli sparo quattro colpi in testa e gli faccio saltare il cranio”, o ancora “ti tiro giù tutta la sicurezza e i buttafuori e chiudi”, sono alcune delle parole intercettate nell’ambito dell’operazione coordinata dalla DDA di Milano, che ha portato a venti arresti e due obblighi di firma tra Brianza e Comasco.
Gli arrestati, ritenuti vicini alla famiglia vibonese Cristello, legati alla locale di ‘Ndrangheta, imponevano ai gestori di bar e discoteche ditte di sicurezza privata, obbligavano la scelta di postazioni ai venditori ambulanti e in più erano coinvolti in anche in attività di spaccio di droga, usura e recupero credito. Il tutto nelle province di Monza e della Brianza, Como e Lecco. Le accuse si muovono da associazione a delinquere di stampo mafioso, estorsione e acquisizione indebita di esercizi pubblici, fino al porto abusivo di armi, sequestrate anche nelle case dei familiari degli indagati, tutt’ora in corso di perquisizione. La ‘Ndrangheta manteneva cos’ le sue radici ben piantate in provincia di Monza e Brianza, in particolare nei comuni di Seregno, Desio, Giussano, Verano Brianza, Meda, Carate Brianza e a Mariano Comense (Como), e per mano dei cugini Umberto e Carmelo Cristello, legati alla stessa famiglia al centro della maxi inchiesta “Infinito” del 2010.
Erano Umberto Cristello, fratello di Rocco, ex capo della Locale dell'ndrangheta di Seregno (Mb) ucciso nel 2008, e suo cugino Carmelo, a gestire il giro d'affari della Locale brianzola prima di finire nuovamente in manette, insieme ad altre 18 persone, questa mattina a seguito di un blitz dei carabinieri del Nucleo Investigativo di Monza e del radiomobile di Cantù, coordinati dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Milano.
Publiée par Radio Lombardia sur Jeudi 11 juin 2020