I lavoratori dello sport in protesta sotto lo stadio di San Siro. Con i volti mascherati, a rappresentare il loro sentirsi invisibili rispetto ai provvedimenti del governo, i manifestanti hanno oggi inscenato un sit-in. “Il nostro lavoro è considerato di serie B, non abbiamo coperture per infortunio o malattia né maternità retribuita, siamo senza contributi pensionistici, trattamento di fine rapporto, assegni familiari, ferie pagate o ammortizzatori sociali”, affermano. Il presidio è stato organizzato da SLC CGIL Milano e Nidil CGIL Milano con il Comitato diritti lavoratori sportivi che sottolineano come “in Italia, il settore economico dello Sport rappresenta il 3% del PIL nazionale, e coinvolge un numero superiore a 1 milione di addetti”, ma denunciano, “solo i lavoratori di sei discipline sportive – tra cui le maggiori, calcio e ciclismo – sono considerati veri e propri Professionisti dello Sport: per i lavoratori di tutte le altre discipline considerate dilettantistiche, la tipologia del rapporto lavorativo più diffusa è quella della Collaborazione Sportiva dilettantistica, formula che non è regolamentata normativamente e di fatto, corrisponde a un lavoro senza diritti e né in alcun modo tutelato”. Un situazione aggravata dall’emergenza di questi mesi e, mentre gli impianti e delle attività sportive riaprono, i collaboratori sportivi “rientreranno al lavoro senza alcuna tutela previdenziale né alcuna tutela infortunistica, condizione questa che, in emergenza COVID, penalizza ancora di più tutti e tutte i lavoratori e le lavoratrici sportive, rendendoli ancora più esposti e fragili”.
“Con l’emergenza coronavirus il governo ha scoperto che esistiamo anche noi – spiega uno dei manifestanti, Luca Dona –. Chiediamo semplicemente di essere trattati come tutti gli altri lavoratori. Senza stipendi come possiamo mangiare? Alcuni di noi aspettano ancora i soldi di gennaio”. (MiaNews)