A scuola tornano i giudizi. Ma i ragazzi restano a casa. Voto: zero

Il sistema scolastico archivia i voti con sistema decimale e riesuma i giudizi. Quelli che nessuno ha mai capito bene come funzionassero. Voto? Zero

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Pinocchio a cura di Fabio Massa
Pinocchio a cura di Fabio Massa

Oggi mi piacerebbe davvero tanto parlare di Piercamillo Davigo, ma non lo farò. Anzi, visto che mi piacerebbe tanto, facciamo che ne parlo poco. Davigo ieri sera a La7 ha detto che l’errore in Italia è dire che bisogna “aspettare le sentenze”. Quindi, per giudicare uno non bisogna aspettare la sentenza, bisogna direttamente condannarlo. Stanti così i fatti, secondo la regola Davigo, dovremmo mandare in carcere mezza Anm per la figuraccia del caso Palamara e anche alcune eccellenti firme del giornalismo. E anche ovviamente il vicino di casa che lo sospettiamo di averci rubato i fiori dal balcone, quello che sicuramente ha buttato l’umido nel generico e in breve l’intera Italia sarà un campo di battaglia. Ma Davigo potrà ridere e sorridere. Vabbè, al di là di queste cretinate, parliamo di cose serie. Ovvero, di altre cretinate. Vi racconto in breve la mia infanzia. Quando ero alle elementari mi mettevano i voti, e in quinta elementare ho fatto l’esame. Per carità erano voti indicativi, e l’esame – che un pochino mi ha spaventato – l’abbiamo superato tutti senza problemi. Però poi ho avuto una festa e un regalo, e così ho iniziato a capire che i traguardi raggiunti portano soddisfazione. Alle medie però c’è stato un problema. Non c’erano più i numeri, ma le lettere. E non si capiva che cosa fosse cambiato. In fondo che differenza c’è tra 7+ e B+? Boh, nessuna. Salvo che 7+ si capiva meglio. Un paio d’anni, e hanno mandato in soffitta le lettere per mettere i giudizi. Da notare che magari sbaglio le scansioni temporali, ma sono certo di aver provato tutti e tre i metodi. I giudizi, ecco quelli non li capivi mica. Che cavolo vuol dire “discreto”? E’ buono o cattivo. E “distinto”? Sembrava un distinto signore, o una distinta di pagamento. E buono? E’ sopra o sotto distinto, e sopra l’ottimo c’è l’eccellente? Quanto possono andare in su i superlativi. Ho capito che non si capiva niente, e ho fatto l’esame di terza media, che era un po’ più duro, ma in effetti niente di che. Grande soddisfazione anche là. Poi ho fatto il liceo, e sono tornati i voti come Dio comanda. Tutto ben chiaro, e la maturità che era difficile. Cioè, fatta bene. Bisognava studiare e si studiava. Non si scherzava più, perché in quarta ginnasio, il primo anno di classico, un po’ di compagni non ce l’avevano fatta ed erano stati bocciati. E così in prima liceo, ovvero il terzo anno, che era il secondo vero spartiacque. E poi, appunto, la maturità. In centesimi, che era la cosa più giusta. A mio fratello, per dire, è andato peggio: ha avuto giudizi, numeri, lettere, sistema decimale e alla fine i sessantesimi. Forse ci volevano tutti ingegneri, per capirci qualcosa. Infine, l’università. Dove tanto per cambiare, si cambia. Ecco i trentesimi. E il voto finale suddiviso in 110. Ma vabbè, l’università è un altro discorso. Ora, visto che in Italia ci piace far casino, hanno deciso di archiviare un’altra volta il sistema decimale e di tornare ai giudizi, quelli che non si capivano. Farebbe pure ridere, se non fosse che i ragazzi sono tutti a casa perché le scuole non sono riuscite a riaprirle. E questo, questo fa piangere. E in giudizio, numero, decimi, sessantesimi o trentesimi il risultato finale è sempre lo stesso. Lo zero.

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