Lo stadio di San Siro può essere abbattuto in quanto è “escluso dalle disposizioni di tutela e non presenta interesse culturale”. Lo ha stabilito la Commissione regionale per il patrimonio culturale della Lombardia rispondendo al parere che era stato richiesto da Palazzo Marino per approfondire la questione del nuovo stadio e della riqualificazione dell’area avanzata da Milan e Inter. E in città torna a divampare la polemica sul futuro dell’area e sul referendum cittadino in merito, proposto dal presidente del Municipio 7, Marco Bestetti, di Forza Italia, che afferma: “Forse non interessa alla Soprintendenza tutelare lo stadio Meazza, ma sicuramente interessa ai milanesi e agli italiani. A questo punto, non resta altra soluzione del referendum, per dare la parola ai cittadini”. Contrario però al referendum il compagno di partito e consigliere comunale Alessandro De Chirico. “L’esito di un eventuale referendum cittadino per l’abbattimento di San Siro mi sembra assolutamente scontato. La politica deve decidere al di là delle nostalgie”, afferma. E aggiunge: “Dobbiamo guardare al futuro e riflettere sull’importanza di un investimento superiore al miliardo di euro in un momento come questo. Lo pensavo prima e ancora di più a guardare i dati economici di una città piegata dall’epidemia. La giunta decida in fretta prima che le due società calcistiche ci ripensino e scappino a gambe levate. Se così fosse dovremmo poi spiegare ai milanesi che cosa ce ne faremo di un impianto abbandonato, monumento all’incapacità di scegliere”. “No a liturgie”, si allinea un altro azzurro, Fabrizio De Pasquale. No alla consultazione popolare, che, per altro, avrebbe solo carattere consultivo, il capogruppo della Lega a Palazzo Marino, Alessandro Morelli: “Per ottenere un risultato condiviso da tutti che possa evitare un passaggio referendario a quel punto inutile siamo pronti a lavorare per contribuire a trasformare un progetto finanziario in un grande risultato che guardi al futuro di Milano”. Un no secco al referendum arriva anche dal PD. Dice il capogruppo in Comune Filippo Barberis: “Forse non interessa alla Soprintendenza tutelare lo stadioMeazza, ma sicuramente interessa ai milanesi e agli italiani. A questo punto, non resta altra soluzione del referendum, per dare la parola ai cittadini”. “Il referendum è inadeguato rispetto alla complessa trattativa che da mesi stiamo portando avanti per tutelare l’interesse pubblico. Una partita che si gioca su vocazione sportiva dell’area, volumetrie, impatto ambientale, infrastrutture per la mobilità, risorse, funzioni e servizi che ricadranno sul quartiere e sulla città. Come si può ridurre tutto questo ad un si o no? È proprio davanti a questa complessità che la politica e le istituzioni devono assumersi la propria responsabilità e non nascondersi dietro al paravento del referendum perché in difficoltà ad assumere una posizione. Ma Bestetti è al corrente che il suo partito, Forza Italia, ha chiesto di procedere velocemente? Mi sembrano davvero in stato confusionale. Noi come maggioranza intendiamo invece procedere coerenti alle richieste portate in autunno alle squadre con il voto del Consiglio Comunale”. Un si alla consultazione arriva dai Verdi e da Basilio Rizzo, consigliere comunale di Milano in Comune: “La prospettiva di far pronunciare tutti i cittadini sul progetto dello stadio, credo sia doverosa. Se avvenga tramite referendum o con una discussione in consiglio comunale, l’importante è che si abbia la possibilità di decidere a 360 gradi”. Favorevole Patrizia Bedori, consigliera Cinquestelle in Comune. Dice la sua anche l’ex presidente della Regione Roberto Maroni: “Che tristezza! Abbattere San Siro è un oltraggio alla Storia di Milano e dello Sport. Caro Beppe Sala, San Siro è patrimonio dell’umanità e deve diventare sito Unesco, non messo nelle mani di qualche fondo straniero per trasformarlo in un gigantesco centro commerciale”. Così l’ex governatore in un post su Twitter.