Sono già una ventina le lettere dove si chiede il risarcimento dei danni in sede civile inviate dai parenti degli ospiti morti all’Istituto Palazzolo Don Gnocchi di Milano. L’Rsa, insieme ad altre strutture, è al centro di un’indagine della Procura di Milano sulle morti e i casi di contagio nelle case di cura. Lettere che portano la firma dei legali dello studio Romolo Reboa e che sottolineano il “nesso causale tra la responsabilità della Fondazione” e la morte del paziente. In una di queste lettere si legge come il reparto Covid si stato realizzato “per evidenti motivi di economicità all’interno della Palazzina Generosa, come previsto dalla delibera Regionale dell’8 Marzo 2020”. Dimostrazione, secondo i legali, di una sbagliata valutazione del rischio clinico. Inoltre la Fondazione, la quale svolge attività in regime di accreditamento al Sistema Sanitario Nazionale, è tenuta ad aver nel proprio seno un Comitato Ospedaliero per le Infezioni Nosocomiali. Eppure, di tale comitato non si trova traccia né sul sito internet, né nell’organigramma. “Si tratta di una omissione gravissima” aggiungono i legali dello studio Reboa. La Fondazione Don Gnocchi ha ribadito l’assenza di qualunque negligenza in relazione ai contagi.
Pubblichiamo una nota per integrazione ricevuta dall’ufficio stampa della Fondazione Don Gnocchi.
Milano, 20 maggio 2020 – Come già ribadito, sin dall’inizio dell’emergenza e per tutto il suo evolversi la Fondazione Don Gnocchi ha messo in atto le procedure e adottato le misure cautelative definite da ISS e OMS, registrando e attuando le successive implementazioni disposte dalle Autorità.
Prendiamo atto di questa ulteriore iniziativa dell’Avv. Reboa, a cui risponderemo nelle sedi opportune. Siamo certi che la Magistratura confermerà la correttezza del nostro operato anche in sede civile.