La Regione cambi strategia su test e tamponi, facendosi direttamente carico della sorveglianza sanitaria. Lo chiede il gruppo regionale del Pd che ha presentato questa mattina in Aula una mozione urgente. Il Partito Democratico chiede che la Regione esegua a proprio carico, nell’ambito del servizio sanitario regionale, i tamponi molecolari di controllo a chi ha un test sierologico positivo agli anticorpi e la sorveglianza attiva e il tracciamento dei contatti delle persone risultate contagiate dal virus. Il Pd chiede anche di definire una tariffa standard per l’esecuzione dei test sierologici da parte dei laboratori privati e l’identificazione precisa dei laboratori e tipi di test autorizzati, come hanno fatto già altre Regioni (test rapido su sangue capillare e test mediante prelievo). Infine, il Pd chiede che la Regione predisponga un piano regionale pubblico per l’accesso ai test, che veda le ATS come interlocutore delle aziende e che preveda come priorità lo screening pubblico sulla popolazione delle aree più colpite.
“La Regione Lombardia non ha mai creduto nello screening di massa come metodo per fermare il contagio, a differenza di altre Regioni e altri Paesi che sono così riusciti a contenere molto meglio i focolai” spiega il capo-delegazione Pd in commissione sanità del Pirellone Gian Antonio Girelli. “L’Istituto Superiore di Sanità ha stabilito che se un cittadino effettua un test sierologico e questo è positivo, deve sottoporsi anche al tampone naso-faringeo, per essere certi che non sia ancora contagioso. La Regione Lombardia, nel recepire questa direttiva, ha stabilito che, nel caso in cui un cittadino effettui il test sierologico in regime privato e abbia esito positivo, rimborserà il costo dell’esame del tampone, ma solo in caso che anche quest’ultimo sia positivo”: è quanto riferisce il Pd in Consiglio regionale, sottolineando che l’ indicazione è fornita sul sito della stessa Regione nella sezione Faq. “È assurdo che un cittadino venga punito perché non è più infettivo, quando è proprio la Regione che, correttamente, chiede a chi ha un test positivo di sottoporsi anche al tampone. Il messaggio che la Regione dà ai cittadini che hanno avuto sintomi e che, pur chiamando i numeri verdi non sono stati visitati da nessuno, o quelli che devono tornare al lavoro a contatto con colleghi e con il pubblico, o a quelli che sono stati a contatto con persone malate, è che se vogliono proprio fare il test devono sapere che se lo devono pagare, e se per caso nel frattempo sono guariti, si devono pagare anche il tampone. È un disincentivo bello e buono, che nasconde forse la volontà di non far emergere la dimensione reale del contagio in Lombardia e il numero delle persone che non sono mai state raggiunte dal sistema sanitario regionale.”