Giornata delle api, nella Bergamasca il clima penalizza la raccolta del miele

Dopo l’annata disastrosa dello scorso anno, la produzione di miele di acacia, tipica del periodo primaverile, ha raggiunto livelli discreti, anche se ancora lontani dalla media produttiva.

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La giornata mondiale delle api che si festeggia il 20 maggio a livello planetario, dopo essere stata istituita dall’Onu nel 2018, è l’occasione per Coldiretti Bergamo di fare il punto della situazione per quanto riguarda la produzione di miele. Dopo l’annata disastrosa dello scorso anno, la produzione di miele di acacia, tipica del periodo primaverile, ha raggiunto tutto sommato livelli discreti, anche se ancora lontani  dalla media produttiva. “Abbiamo rilevato una situazione diversa da zona a zona – dice Irvano Fortini, apicoltore di Arzago D’Adda (Bg) – complessivamente però siamo moderatamente soddisfatti. Lo scorso anno la produzione di miele di acacia è stata praticamente azzerata dalle anomalie  climatiche, in questa stagione fortunatamente le cose sono andate un po’ meglio. In generale le famiglie  delle api si sono sviluppate bene, peccato per alcuni sbalzi di temperatura che hanno compromesso le fioriture. Rispetto alla normale produzione siamo sotto mediamente di un 30%, ma poteva andare peggio. Visto l’annata nera del 2019, ci accontentiamo”. Nel comparto apistico bergamasco si contano 18.000 alveari curati da circa 700 allevatori, di cui poco meno di un centinaio sono apicoltori professionali. “Non abbiamo avuto risultati eccezionali per quanto riguarda la produzione di miele di acacia – afferma Gianluca Vismara, apicoltore di Cenate Sotto (Bg) – ma se non altro  quest’anno siamo riusciti a produrre 10-15 kg di miele per alveare. Ora aspettiamo di vedere come andranno le prossime fioriture del castagno, l’incognita come sempre è l’andamento climatico”. Le difficoltà delle api – evidenzia Coldiretti Bergamo – sono un pericolo grave per la biodiversità considerato che sono un indicatore dello stato di salute dell’ambiente e servono al lavoro degli agricoltori con l’impollinazione dei fiori. In media una singola ape  visita in genere circa 7000 fiori al giorno e ci vogliono quattro milioni di visite floreali per produrre un chilogrammo di miele. 3 colture alimentari su 4 dipendono in una certa misura per resa e qualità dall’impollinazione dalle api, tra queste ci sono le mele, le pere, le fragole, le ciliegie, i cocomeri ed i meloni secondo la Fao.

 

Con la diminuzione delle produzioni nazionali di miele – avverte Coldiretti Bergamo – aumenta il pericolo di portare in tavola prodotti provenienti dall’estero, spesso di bassa qualità. Per evitare questo rischio occorre verificare con attenzione l’origine in etichetta oppure di rivolgersi direttamente ai produttori nelle aziende agricole, negli agriturismi o nei mercati di Campagna Amica

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