I lavoratori dello spettacolo in piazza dalla Scala contro le misure attuate dal governo. Striscioni alla mano in 15 del neonato coordinamento Lavoratrici e Lavoratori dello Spettacolo della Lombardia si sono dati appuntamento questa mattina per dire la loro sulla fase 2. “Il nostro movimento è nato con l’inizio dell’emergenza – racconta il portavoce Fabio Carpini -. Quando ci siamo fermati era il 23 febbraio e da quella data non abbiamo avuto ancora nessuna risposta”.
I lavoratori, che hanno esposto uno striscione con scritto “Invisibili ma indispensabili”, si sentono abbandonati: “Forse non è chiaro alla maggior parte dei cittadini quanti siamo e quanto sia necessario il nostro lavoro per la costruzione di spettacoli di teatro, film, proiezioni cinematografiche, trasmissioni televisive, fiere ed eventi, sfilate di moda, concerti live e mostre – continua Carpini -. Molti di noi sono esclusi dal decreto Cura Italia e non hanno alcun diritto ad ammortizzatori sociali”.
Il dito è puntato anche verso il ministro dei Beni Culturali, Dario Franceschini: “Ha parlato di un ‘Netflix della cultura’, non considerando che un certo tipo di spettacolo dal vivo, tolta la potenza della compresenza, non può competere con l’intrattenimento televisivo e non considerando che questo implicherebbe comunque un fermo lavorativo per migliaia di maestranze”.
Il coordinamento chiede diritti, dignità, reddito e cultura: “Il motore del lavoro deve ripartire anche per noi – conclude il portavoce -, con tutte le sicurezze del caso ovviamente”.