Silvia, mi sono convertita all’Islam spontaneamente

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“Voglio dire subito  che durante la prigionia sono stata trattata bene, non sono mai stata minacciata di morte”. Silvia Romano è stata ascoltata ieri per quasi 4 ore nella caserma dei Ros di Roma, alla presenza del pm Sergio Colaiocco, titolare del fascicolo dell’inchiesta sul suo sequestro. “Mi hanno assicurato che non sarei stata uccisa e così è stato, non ho subito violenze”, ha aggiunto la ragazza che ha poi raccontato di avere cambiato spesso luoghi di prigionia. “Avvenivano spesso i trasferimenti – ha proseguito -. Sono stata portata sempre in luoghi abitati, non sono mai stata legata, ho cambiato quattro covi. Mi chiudevano in stanze di abitazioni, sono sempre stata da sola, non ho visto altre donne”. Covi che, ha precisato Silvia, “erano raggiunti sempre a piedi caminando per chilometri”. Silvia ha spiegato agli investigatori di essere stata sempre con gli stessi carcerieri. “Loro erano armati ed a volto coperto, ma sono sempre stata trattata bene ed ero libera di muovermi all’interno dei covi, che erano comunque sorvegliati”, ha precisato. Per quanto riguarda, infine, la sua conversione all’Islam, la 25enne ha ribadito che e’ stata una scelta “spontanea”. “E’ successo a metà prigionia, quando ho chiesto di poter leggere il Corano e sono stata accontentata”, ha spiegato. “Non c’è stato alcun matrimonio né relazione, solo rispetto”, ha detto ai pm. I carcerieri, ha detto Silvia, erano sempre presenti almeno in tre. “Mi hanno spiegato le loro ragioni e la loro cultura, ho imparato anche un po’ l’arabo: il mio processo di riconversione è stato lento e spontaneo”.

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