Florian Schneider co-fondatore, voce e tastierista dei tedeschi KRAFTWERK è morto all’età di 73 anni.
Pionieri del elettro-pop / “krautrock”, minimalista eppure in costante evoluzione, i Kraftwerk hanno rotto le barriere tra la sperimentazione e le classifiche, rendendo popolare il genere “moderno” in un “jingle-jangle” di suoni e grazie ad uno stile peculiare volutamente freddo e in qualche modo votato all’estetica futurista nel minimo dettaglio, inclusi l’immagine e l’immaginario cyber-robotici. Il loro impatto a livello artistico è stato enorme paradossalmente perfino sul mondo del metal: li citano da sempre come influenza predominante Rammstein, HIM, Nine Inch Nails, Queens Of The Stone Age e anche i più giovani Enter Shikari, per fare soltanto alcuni nomi.
Come annunciato dalla band per voce dell’eterno compagno di carriera Ralf Hütter a Rolling Stone, Schneider ha purtroppo perso la sua intensa ma veloce battaglia contro il cancro, scomparendo a pochi giorni dal suo 73° compleanno. Era uscito dal gruppo nel 2008 ma nei loro anni d’oro è stato senz’altro un elemento cardine.
Nel 1968 Hütter e Schneider hanno iniziato la loro collaborazione artistica e musicale. Nel 1970 fondarono insieme lo studio per lo più elettronico Kling Klang a Düsseldorf, lanciando in contemporanea il progetto multimediale dei Kraftwerk. Tutti gli album del prezioso catalogo del gruppo sono stati concepiti e prodotti tra quelle magiche mura cui fecero visita perfino Iggy Pop e David Bowie: quest’ultimo sull’album “Heroes” (1977, nel suo periodo berlinese) dedicò addirittura un brano al buon Florian, l’ode in musica principalmente strumentale “V-2 Schneider”, un omaggio vero e proprio alla sua riconosciuta lungimiranza culturale.
Da sempre attivo nella composizione dei brani e nella produzione degli album, sui primi 3 lavori Schneider suonò il flauto, suo strumento principe anche se alla lunga “troppo limitato nella sperimentazione”, poi il violino e occasionalmente perfino le percussioni. A partire dal 1973, con l’album “Ralf & Florian”, prese a utilizzare il sintetizzatore, divenuto poi preponderante nello sviluppo degli arrangiamenti. L’appellativo di “feticista del suono” da parte dei suoi compagni deriva proprio dalla sua attitudine bizzarra e curiosa, dall’inesauribile fantasia e dalla sua voglia matta di spingersi sempre oltre con l’immaginazione. Un genio!
L’album “Autobahn” del Novembre 1974 ha cambiato per sempre la musica del 20° secolo: davvero difficile immaginare quale corso avrebbe preso la scena contemporanea senza l’influenza dei Kraftwerk. Il loro contributo è un patrimonio inestimabile.
I loro concerti erano una “experience” vera e propria e sono stati ospitati perfino al MoMA di New York nel 2011. Nel 2017 è stato pubblicato il cofanetto “The Catalogue 3-D” in più versioni (Blu-ray, vinile e CD), comprendente i loro 8 dischi storici completamente risuonati e premiato col Grammy Award per il miglior album di musica elettronica e dance. La versione blu-ray presentava i video digitali in 3-D dei loro live di ultima generazione, una sorta di rappresentazione teatrale interattiva e come sempre all’avanguardia. Un precedente “The Catalogue” pubblicato nel 2009 raccoglieva invece gli stessi 8 album ma nella loro versione originale, seppur remixati. I Kraftwerk hanno venduto milioni di dischi in tutto il mondo.
La formazione classica ha inciso la maggior parte degli album (11 da studio più alcuni live) con grande successo. Nella sua attuale incarnazione, il quartetto avrebbe dovuto esibirsi al Teatro degli Arcimboldi di Milano proprio in questi giorni ma l’appuntamento, come molti altri, è stato rinviato a data da destinarsi causa Coronavirus.