La Fase 2 “parte a rischio, senza un elemento di monitoraggio fondamentale, ovvero la disponibilità di test sierologici e tamponi nelle aziende perchè i medici del lavoro possano controllare effettivamente i lavoratori”. Lo sostiene Giuliano Pesel, responsabile del servizio Medicina del lavoro al Policlinico Triestino Spa e medico competente in alcune aziende multinazionali, intervistato dall’Agenzia Ansa. “È impossibile monitorare i lavoratori senza tali strumenti. In questo modo il rischio di nuovi focolai è più probabile”, aggiunge.
“Il medico del lavoro – spiega Pesel – non ha reali strumenti in mano: non possiamo infatti prescrivere ai lavoratori nè i test sierologici nè i tamponi, ma per garantire la sicurezza è necessario poter effettuare un monitoraggio sullo stato immunitario effettivo dei lavoratori proprio attraversi tali esami”. Al momento, prosegue, “ciò non è possibile e la conseguenza è ovvia: nelle aziende dove il distanziamento ed i dispositivi di protezione sono garantiti la situazione è sotto controllo, ma sappiano che spesso il distanziamento in alcune aziende non è facile da attuare. In questo caso, in mancanza della possibilità di test periodici ai lavoratori, il rischio che si possano accendere nuovi focolai diventa più probabile”.