Sindacati, la Regione non ha ancora chiarito la Fase 2 dei trasporti

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“Il 4 maggio ’20 ripartono le attività produttive, non possiamo che esprimere preoccupazione per il sistema dei trasporti in Lombardia. Da stime della stessa regione Lombardia, sarebbero oltre 900.000 (1,8 mil totale) le persone che potrebbero riprendere la propria attività lavorativa a partire dal prossimo 4 maggio: è evidente come un tale flusso di lavoratori non potrà essere gestito interamente dal sistema del trasporto pubblico lombardo”. Lo scrivono Fit Cgil, Filt Cisl e Uilt. “In questo contesto appaiono come imprescindibili le seguenti operazioni:1) Implementazione del lavoro agile per tutte quelle aziende che sono nelle condizioni di far lavorare i propri dipendenti da remoto;2) Modifica dei “tempi delle città”, cercando il più possibile di evitare il fenomeno delle cosiddette “ore di punta”; L’obbligo del distanziamento di almeno un metro impone, come giusto che sia, alle aziende di trasporto di rivedere il “layout” tanto dei mezzi quanto dei luoghi di attesa degli stessi (stazioni, mezzanini della metro, fermate, ecc.): questo comporta la drastica diminuzione della capienza di entrambi.L’effetto di queste due azioni combinate rischia d’essere drammatico: inevitabili a nostro avviso sono la creazione di code che, se non adeguatamente controllate, porterebbero alla formazione di “assembramenti disordinati” in cui la distanza di un metro sarebbe materialmente impossibile da far rispettare, con conseguenze sanitarie e per l’ordine pubblico facilmente preventivabili. Analogo problema di sicurezza si potrebbe verificare per l’accesso diretto ai mezzi, essendo concretamente impossibile far rispettare, da parte del lavoratore a “bordo”, la distanza di un metro fra un viaggiatore e l’altro. Siamo preoccupati dei possibili momenti di tensione verso i lavoratori dei trasporti, qualora gli stessi cercassero di far rispettare le distanze in assenza di “strumenti” che impediscano l’accesso ai mezzi, quando questi avessero superato la capienza massima. Chi si occupa dei controlli? Chi si occupa della sicurezza? A queste domande che poniamo da tempo a Regione Lombardia non abbiamo ancora avuto risposta, neppure al tavolo su TPL regionale, ma non ci stancheremo certo di esigere una risposta chiara! C’è la necessità di avere direttive chiare, tanto per i passeggeri quanto per gli operatori dei mezzi pubblici, dando un’informazione capillare sulle norme da adottare. Dalla capienza massima dei mezzi, magari con strumentazione tecnologiche in relazione al tipo ed alla dimensione degli stessi, alle “istruzioni operative” da seguire per quei conducenti o capitreno che, avendo il mezzo o il vagone già “pieno” vedano altri potenziali passeggeri attendere ad una fermata (il conducente si ferma? E se dovesse fermarsi come comportarsi con l’utenza?) troppi sono i punti interrogativi alla vigilia di uno dei più complessi lunedì che la storia del trasporto pubblico locale ricordi. È un problema di responsabilità: la gestione dei delicatissimi rapporti con l’utenza non può essere delegata al singolo lavoratore. Il diritto romano aveva nel precetto unicuique suum (a ciascuno il suo) uno dei suoi cardini: al lavoratore il dovere di prestare con diligenza il suo operato, alle aziende ed alle istituzioni quello di gestire rapporti i rapporti con l’utenza e le potenziali ricadute sull’ordine pubblico.Servono azioni coordinate ed integrate nel rispetto del DPCM e delle Linee Guida emanate dal Ministero dei Trasporti, è necessario che le Istituzioni Lombarde e le Agenzie di bacino del TPL si confrontino nel merito con il sindacato di categoria in modo da poter affrontare con cognizione di causa le problematiche che inevitabilmente insorgeranno.

Per tempo abbiamo chiesto a Regione Lombardia di chiarire cosa ne sarà dal 4 maggio del trasporto in Lombardia, abbiamo chiesto forme di coordinamento in sede alle Agenzie di Bacino, ad oggi non abbiamo avuto nessuna risposta. Il risultato è che avremo virtuosismi e mancanze, disparità e confusione; esattamente come nella Fase 1, come se l’esperienza non avesse insegnato nulla”.

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