Ecco come viaggiava martedì sera un filobus dell’Atm di Milano. E chi prende i mezzi in questi giorni sa che non è un’eccezione ma in molti casi la regola: nessun distanziamento tra i passeggeri, nessuno che lo fa rispettare. E non è ancora il 4 maggio, la fatidica data della prima riapertura di una parte consistente delle attività lavorative. Le aziende di trasporto locale intanto stanno già alzando bandiera bianca e ormai lo dicono chiaramente: impossibile garantire il distanziamento sociale sui mezzi. Tanto che i presidenti di due associazioni datoriali, Arrigo Giana di Atm e Andrea Gibelli di Trenord, che dovrebbero essere due “eccellenze lombarde”, scrivono al Governo di abolire dal Dpcm l’obbligo di distanziamento sociale sui mezzi e di lasciare solo quello di indossare la mascherina.
Lo scrivevamo solo l’altro giorno: sui mezzi è rischio anarchia, per la gioia del virus. Senza interventi eccezionali di controllo e regolazione dei flussi di passeggeri e una riorganizzazione straordinaria del sistema di trasporto pubblico, puntare solo sulla “responsabilità” dei passeggeri è, evidentemente, un bel rischio.