Mentre prosegue l’inchiesta da parte della Procura sulle centinaia di morti avvenute tra gli ospiti della RSA milanesi, in un’indagine parallela condotta dall’Agenzia di Tutela della Salute vengono sentiti i medici del Pio Albergo Trivulzio, la storica “Baggina” in cui da Marzo si sono registrati oltre 200 decessi. La situazione nella struttura continua ad essere davvero difficile e preoccupante infatti: lo stesso istituto denuncia, in un bollettino interno, come le “divise monouso” per i medici “sono esaurite in struttura e irreperibili sul mercato”. In più “il personale sanitario è sotto organico e in molti casi i familiari sono all’oscuro delle condizioni di salute dei loro cari”, fanno sapere dal ‘Comitato giustizia e libertà per le vittime del Trivulzio’, che già ha raccolto l’adesione di oltre 100 parenti di anziani morti o ancora ricoverati nella casa di riposo e che ha deciso anche di lanciare una campagna sul web per raggiungere il maggior numero di testimonianze. Sul fronte delle indagini, nel frattempo, si continua a ricostruire la catena di disposizioni e comunicazioni tra Regione Lombardia, Ats e case di riposo. Solo dal 13 aprile, ovvero a quasi due mesi dallo scoppio dell’emergenza, ai apprende da un’informativa interna del Trivulzio,  “tutte le Sezioni dell’Azienda sono munite di Dpi completi”, ossia mascherine e altri dispositivi di protezione.
Sulla base “delle nuove Indicazioni di Regione Lombardia per un utilizzo delle protezioni” e di un protocollo del 18 marzo, si ritiene, fa inoltre sapere il Trivulzio, che “lo scenario espositivo degli operatori sanitari in struttura socio-sanitaria residenziale sia assimilabile a quello delle Unità Operative Covid-19 a bassa intensità di cura”.

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