Le aziende del trasporto pubblico sono alle prese con un bel problema: la “fase due”. Le nuove disposizioni prevederanno infatti il distanziamento tra i passeggeri che su bus, tram e metro dovranno stare alla larga gli uni dagli altri e tutti dal manovratore che, soprattutto a Milano, deve ancora procurarsi le mascherine da solo perché Atm le distilla col contagocce (le ultime in distribuzione sono una carità, un pacchettino da 10 a testa: considerando che sono obbligatorie in Lombardia e sono usa e getta…). A Milano si stanno sistemando adesivi e catenelle per il distanziamento.
La ‘fase due’, col virus in circolazione, è piena di incognite. Tutti al lavoro come prima? Quanto telelavoro sarà mantenuto? Rimodulazione degli orari, degli uffici, della mobilità: tutto cambierà in un modo o nell’altro. I mezzi dovranno viaggiare semivuoti ma su una cosa il Comune ha messo subito le mani avanti con i milanesi. Per il trasporto pubblico “abbiamo bisogno della vostra collaborazione” perché non c’è personale per distanziare e regolare i flussi. Insomma: fate voi, noi non spendiamo un euro in più. Queste le parole del sindaco Giuseppe Sala.
Già con il “lockdown”, su alcune linee, come la 90/91, regna lo stesso un certo caos che di notte si fa anarchia tra balordi, prostitute e barboni che ci dormono sopra (sulla pulizia ci torneremo su a breve). Filobus a parte, il grande problema sarà la mobilità diurna: impensabile che i conducenti possano regolare gli accessi senza collaboratori a bordo. Qualche soluzione si sta cercando per la metro, grazie alla regolazione dei tornelli. Con un solo agente di stazione, come sempre? Povero lui. Le belle pedane rosse sui mezzi e alle fermate, temiamo, diventeranno presto solo una forma d’arte moderna. Calpestabile.