Fino a metà marzo il Covid-19 ha potuto diffondersi in molte case di riposo lombarde, alcune al centro delle indagini della Procura di Milano, anche per l’assenza di indicazioni fornite agli operatori sanitari. Emerge dai documenti dell’indagine che il 14 marzo nelle “indicazioni” aggiornate dell’Istituto Superiore di Sanità, aggiornate in base alle linee guida dell’OMS, riprese poi dalle disposizioni regionali, nazionali e internazionali, si raccomandava l’utilizzo di mascherine solo per l’assistenza ai positivi al virus, non erano invece raccomandate per il “contatto diretto con i pazienti non sospetti Covid”. A completare il tutto, la mancanza di tamponi per ospiti e personale delle RSA. Giulio Gallera, assessore al Welfare della Lombardia, ha dichiarato che “i controlli ci sono stati, adesso stiamo andando a verificare ogni singola situazione. Forse, quello delle RSA è un modello non idoneo per la gestione dei pazienti Covid”.
Inchiesta RSA, mancò l’obbligo di mascherine per tutti da subito
Emerge dai documenti dell’indagine che il 14 marzo nelle “indicazioni” aggiornate dell’Istituto Superiore di Sanità, aggiornate in base alle linee guida dell’OMS, si raccomandava l’utilizzo di mascherine solo per l’assistenza ai positivi al virus, non per il “contatto diretto con i pazienti non sospetti Covid”.