Sono giorni strani, questi di smartworking. Giorni in cui ognuno di noi, in fondo, è solo.
E sono proprio questi i giorni in cui potrebbero essere resi alla società, in modo nuovo, ma con nuova linfa, quelli che un tempo venivano definiti corpi intermedi. Ovvero quelle aggregazioni che servono per difendere gruppi di cittadini. I sindacati, ad esempio. Nell’esigenza di sicurezza, nell’avvento di una nuova crisi, possono trovare nuova linfa vitale, una nuova ragione di esistere. Potrebbero anche svecchiare il loro messaggio e proiettarsi verso il futuro. Le associazioni di categoria. Mai come adesso è nel confronto con lo Stato, la Regione e il Comune che occorre una voce che raccolga i ristoratori, i baristi, i commercianti, ma anche i musicisti, i produttori di cultura, di eventi, di servizi correlati. Se non ora, dato che vengono convocati i veri tavoli ai quali decidere, quando? Per questo c’è da ragionare con molta attenzione su quel che dovrà avvenire dopo la nomina di Carlo Bonomi al vertice di Confindustria.
Bonomi era il presidente di Assolombarda, e nel giro di un paio di settimane andrà individuata una strada che porti a un ricambio del vertice. Gli imprenditori tutti hanno bisogno di una voce forte e autorevole, perché la crisi si avvicina ed è anzi già qui, tra noi. Non ci può essere transizione, ci deve essere decisione. Altrimenti finirà come per il governo: task force pletoriche, prive di poteri, orpello a una confusione di base che impedisce di prendere decisioni e anche solo di vedere le traiettorie. Forse il virus rilancerà i corpi intermedi, o forse li ammazzerà definitivamente. E sarebbe un decesso che nessuno può augurarsi: né i lavoratori, né gli imprenditori, né i commercianti.