“Ho i sintomi, perchè non mi fanno il tampone?”

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«Ho avuto i primi sintomi il 9 marzo e ancora oggi non mi sento completamente bene. Ma non posso dire di aver contratto il coronavirus, perché il tampone non me lo hanno mai fatto». E’ il racconto di Margherita, ma potrebbe essere il racconto di molte altre persone che, come lei, si sono ammalate ma non sono state sottoposte al tampone. Margherita parla tutto d’un fiato, con la voce ancora scossa, quello che le è successo nell’ultimo mese: la malattia sua e del compagno finito in ospedale in gravi condizioni, la morte della suocera (non per coronavirus). E le richieste di aiuto, non sempre soddisfatte dal sistema sanitario. Perchè non le è stato fatto il tampone? «Ho contattato il numero regionale. Ho riferito i miei sintomi ma il tampone non me lo hanno fatto. Dopo una settimana di febbre a 39 e problemi respiratori ho chiamato il 118 per chiedere l’intervento dell’ambulanza, ma non è uscita. Chi era dall’altra parte del telefono mi ha detto che il tono della mia voce era buono e non sembrava che avessi problemi a respirare». Nel frattempo, anche il compagno si è ammalato. E lui in condizioni più gravi. «Ho chiamato il 118 e a quel punto è arrivata, finalmente, un’ambulanza». L’uomo è stato portato in ospedale dove gli è stato fatto il tampone ed è risultato positivo. Le sue condizioni si sono poi aggravate «Ha passato 10 giorni sotto il casco “Cpap”. Io ero disperata. Poi per fortuna è lentamente migliorato. Tra qualche giorno, mi hanno detto, tornerà a casa,anche se è ancora positivo». Perchè succede anche questo, chi è in ospedale e sta meglio, torna a casa, anche se ha ancora il virus. Gli viene detto di isolarsi, e basta. E a chi sta male, ma non viene sottoposto al tampone, viene detto semplicemente di stare a casa. “Per fortuna, io mi sono isolata. Dato che non ho fatto il tampone e non sono ufficialmente affetta da coronavirus, le persone che sono state a contatto con me nel periodo di incubazione, compresi i colleghi, non hanno fatto la quarantena”.
C’è poi chi è riuscito a fare il tampone, insistendo. “Ho iniziato ad avere i primi sintomi il 25 marzo – racconta un giovane brianzolo –  Ho chiamato il medico di base e ho chiesto di fare un tampone. La risposta non è arrivata. Così a distanza di una settimana, ho iniziato a fare telefonate e alla fine mi hanno fissato l’appuntamento il 3 aprile. Lo hanno fatto solo perchè ho insistito. L’esito è arrivato martedì 7 aprile:  positivo”. Il giovane viene lasciato a domicilio, monitorato telefonicamente. Per fortuna non ha sintomi gravi. Nel frattempo anche la moglie risulta positiva. Le persone che hanno avuto contatti con loro sono in isolamento. Ma per loro, niente tampone. «Mia mamma e mio papà sono in casa- racconta lei – Hanno anche loro qualche lieve sintomo, ma il tampone non glielo fanno. Perchè?  Gli hanno semplicemente detto di stare in casa per 15 giorni. E se sono positivi, come fanno a saperlo?  Dovrebbero saperlo, per evitare di contagiare altre persone, dopo i 15 giorni di isolamento. Come si può pensare di fermare l’epidemia, se il sistema funziona in questo modo?» .

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